Una prospettiva aumentata
Per progettare contenuti accessibili serve un cambio di prospettiva, anzi: un aumento. Serve riuscire a vedere più in là delle esperienze che siamo in grado di sperimentare direttamente.
Grazie. Tante persone mi hanno scritto per dirmi “sono stanca anche io” e ho apprezzato ogni scambio, ogni momento che ci ha fatto sentire meno isolate o sole. Parlo al femminile, ma non eravamo solo donne. In maggioranza, sì. Una mano tesa, per me, è un gesto generoso. Quindi, di nuovo, grazie. E ora torniamo alle cose che ci piacciono.
Il 5 maggio ho pubblicato Scrivere di cibo. Intervista a Mariachiara Montera: recuperala se non hai fatto in tempo.
Domani
invierà il primo numero di Paltò: è una newsletter che parlerà di multilinguismo con uno sguardo curioso e intelligente. Tienila d’occhio.Puoi ancora rispondere al sondaggio su Alternate Takes: mi aiuti a capire meglio come proporti contenuti utili e interessanti. Se sei tra le persone che l’hanno già fatto, grazie di cuore.
Venerdì 17 sarò a Roma per Accessibility Days: con Luca Rosati parleremo di scrittura chiara e accessibile. Registrarsi è gratuito sia in presenza sia online. Se sarai a Roma salutiamoci!
Sulle parole: chiarezza e (è) accessibilità
Teoria
Accessibilità: la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.
L'accessibilità, in generale, è la caratteristica di un oggetto, luogo o servizio di essere fruibile e utilizzabile da tutti, senza discriminazioni, anche da persone con disabilità. Rendere accessibile qualcosa significa eliminare le barriere che impediscono alle persone di raggiungerla o usarla.
Considera per esempio questi tipi di accessibilità.
Accessibilità fisica: la possibilità di accedere a un luogo fisico, come un edificio o un mezzo di trasporto, senza ostacoli. Per esempio: una rampa o un ascensore di dimensioni adeguate rendono un edificio accessibile più facilmente anche alle persone con capacità di movimento limitate.
Accessibilità informatica: la possibilità di utilizzare sistemi informatici, come siti web, software o app, senza difficoltà. Per esempio, un sito web con testi alternativi per le immagini o un’app con comandi vocali sono accessibili alle persone con disabilità visive o motorie.
Accessibilità cognitiva: la possibilità di comprendere e utilizzare informazioni e servizi in modo chiaro e semplice. Per esempio, un sito web con un linguaggio chiaro o un’app con istruzioni semplici sono accessibili alle persone con difficoltà cognitive.
Pratica
«Tu, quando prepari le slide per parlare alle conferenze, ti assicuri che siano accessibili?» «Ehm… no.» Ho fatto la stessa domanda ad almeno cinque persone che partecipano di frequente a incontri pubblici o di formazione, e ho ottenuto grossomodo la stessa risposta, tra il colpevole e l’esausto. Del resto anche io, finora, ho sempre messo da parte il problema assolvendomi senza troppe lungaggini. Ho voluto farne un punto di principio nel preparare l’intervento ad Accessibility Days – e ci mancherebbe altro – e ho cercato di fare del mio meglio.
Così, mentre organizzavo le informazioni per la mia parte di presentazione, ho lavorato in parallelo per capire quali strumenti usare e come usarli bene per dare alle persone un contenuto migliore, più usabile e comprensibile.
Imparare dai più bravi
è il mio faro nella notte, quando si tratta di accessibilità. Una tonnellata di dettagli concreti li ho imparati da lui mentre lavoravamo al suo People Matter1, e mi sono resa conto, per esempio, di quanto fosse inadeguato Google Docs rispetto a Word di Microsoft: se per tanti aspetti legati alla scrittura è il classico good enough, se per il lavoro in condivisione è ideale, per l’accessibilità non è ancora allo stesso livello.Da qualche mese a questa parte sono tornata a usare i software di Microsoft, soprattutto Word e PowerPoint, e devo dire che per ora, a parte qualche microtesto esilarante, il passaggio mi convince.
Se vuoi cominciare a studiare, sul blog di Marco trovi Come imparare da soli l’accessibilità digitale: una guida ragionata alle migliori risorse disponibili in rete per autoformarsi su questo argomento. Imperdibile, poi, il lavoro di
: se hai bisogno di un punto di partenza, guarda il suo intervento alla conferenza dell’anno scorso, Copywriting inclusivo e accessibile: da dove iniziare, e non perdere un numero della sua newsletter, . Un esempio strepitoso è : tieni d’occhio il canale YouTube di Accessibility Days per recuperare il webinar che l’ha vista tra le relatrici insieme a , Claudia Giorgi e Valeria Burdi sul tema “Disabilità uditive e comunicative: metodi e esempi di accessibilità”. Al di là della competenza e della ricchezza delle informazioni condivise, ho apprezzato l’attenzione e la cura di ogni dettaglio della presentazione e dell’esposizione, in modo che davvero fosse accessibile a tutti.Ma come, Letizia, ti meravigli che chi va in giro a parlare di accessibilità faccia attenzione al presentare contenuti effettivamente accessibili? Sì. Che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il proverbiale mare non devo ricordarvelo io, temo.
Rimboccarsi le maniche
Dal momento che finora sono stata anche io tra le persone smarrite tra il dire e il fare, dopo aver studiato non restava che la pratica. Per cominciare, ho studiato gli strumenti di accessibilità di PowerPoint, trovando un discreto alleato. Non ho faticato a includere la revisione o l’aggiunta di testi accessibili nella mia solita prassi di lavoro per una presentazione, ed è stata una piacevole sorpresa: il pregiudizio che l’accessibilità porti via tempo mette radici anche quando ci sentiamo al riparo da questo rischio.
Concentrandomi sul progettare contenuti accessibili ho felicemente rinunciato alle tante immagini decorative di cui riempiamo le slide, in questa bizzarra convinzione che una foto di un tramonto sul mare accompagni in modo significativo ciò di cui stiamo parlando. Tornare all’essenzialità di un semplice elenco di informazioni ben curato mi ha dato un grande senso di leggerezza. Del resto, o sei davvero capace di fare slide belle o rimarranno sempre bruttine: tanto vale puntare alla sostanza.
Certo, la breve guida di Microsoft non basta a creare una presentazione ben curata dal punto di vista dell’accessibilità. Lo strumento di verifica dell’accessibilità lavora sulla presenza di testi alternativi, di elementi cruciali come i titoli e dell’ordine corretto degli elementi, ma non ci aiuta a trovare molto altro. Ho provato a cercare delle buone pratiche codificate, al di là degli elementi tecnici di base. L’università di Harvard, per esempio, ha una sezione ben curata dedicata all’accessibilità dei contenuti e dei documenti, comprese le slide.
Per migliorare la presentazione, poi, ho cercato di vedere più interventi possibili tenuti da esperti ed esperte del settore, prendendo appunti per le idee che mi sembravano adatte anche al mio caso.
Cambiare prospettiva
La soluzione migliore per avere contenuti accessibili è progettarli come tali. L’idea che sia dispendioso o faticoso è un pregiudizio: quello che serve è un cambio di prospettiva, o meglio, un aumento delle proprie prospettive. Niente aiuta a visualizzarlo bene come la guida al design inclusivo di Microsoft, che ti consiglio di leggere tutta.
Mi capita di osservare come anche siti che passano a pieni voti i test tecnici sull’accessibilità abbiano testi ben lontani dall’essere chiari, anche a volersi limitare a valutarli attraverso gli indici di leggibilità, se non possiamo condurre veri e propri test con le persone. Eppure, tra i quattro principi delle linee guida, vediamo in bella evidenza la parola “comprensibile”: il contenuto dev’essere presentato in modo chiaro e comprensibile, attraverso un linguaggio chiaro, un’organizzazione logica dei contenuti, eccetera. Le stesse linee guida non rispettano questo principio: il fatto che abbiano bisogno di usare un linguaggio specialistico non impedisce che possano essere scritte in modo più chiaro.
Tutti beneficiamo di contenuti chiari e accessibili: abbiamo dimostrazioni concrete per questa affermazione. Dare concretezza a questa affermazione è in gran parte una questione di volontà, e di valori: è su questo che bisogna lavorare.
Vuoi lavorare sul modo in cui ti poni delle domande?
Esercizi
Fai mente locale sulle azioni che compi più spesso su computer o smartphone. Ora cerca di capire come potresti fare le stesse cose se avessi bisogno di utilizzare tecnologie assistive. E rifletti: quanto è stato complicato interagire con le stesse informazioni? Quali sono stati gli elementi che ti hanno messo in maggiore difficoltà?
Ti trasferisci in Italia dall’Ungheria, il tuo italiano è ancora acerbo. Hai bisogno di capire come fare per prendere la patente e arrivi sul portale dell’automobilista. Cosa ti mette in difficoltà, per trovare le informazioni di cui hai bisogno? Fai una lista ordinata in base alla gravità del problema.
Hai 78 anni, vivi in Lombardia e hai bisogno di prenotare una visita oculistica. Trovi queste istruzioni. Cosa pensi che ti metterebbe in difficoltà per capire cosa fare?
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email o in un commento: sono contenta di discuterne insieme.
Un libro
Valentina Di Michele, Andrea Fiacchi e Alice Orrù hanno scritto Scrivi e lascia vivere, un ottimo manuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile, e non è solo uno strillo buono per la copertina. Riescono nell’impresa non semplice di scriverlo in modo che possa durare: se hai bisogno di un punto di partenza di pronta consultazione te lo consiglio senza dubbi.
Se devo trovargli un difetto è la pagina dell’editore che si dichiara avverso ai libri digitali: parlando di accessibilità non è certo un punto di merito. Ma questo non dipende senz’altro da autori e autrici, che hanno fatto davvero un buon lavoro.
[EDIT 16/05/2024] Proprio due giorni dopo la pubblicazione di questo numero e grazie all’impegno di autori e autrici, l’editore ha pubblicato anche in versione ebook Scrivi e lascia vivere. Ora proprio non ci sono scuse!
Qualcosa di utile
Quando lavoro fuori casa è praticamente certo che mi mancherà il cavo giusto per caricare qualcosa, così come è praticamente certo che proprio il qualcosa che mi serve sarà all’8% di batteria al momento sbagliato. Per quanto io adori avere scuse per comprare l’ennesima saccoccetta per portarmi dietro la quantità di cavi necessari a un fonico professionista2, ho trovato questo set di adattatori molto più pratico. La mia soddisfazione vendicativa va alle stelle, quando posso usare la combinazione giusta per caricare il traditore scarico.
Tre link
Negli Stati Uniti c’è preoccupazione intorno ad alcuni dati che dimostrerebbero un crollo nella lettura per intrattenimento nella fascia cosiddetta middle grade, cioè tra gli 8 e i 12 anni. Perché si preoccupano? Perché pare che questa sia un’età cruciale, in cui si diventa lettori o non lettori. Se ne parla diffusamente su Slate: Not Lost in a Book. Why the “decline by 9” in kids pleasure reading is getting more pronounced, year after year e su The Atlantic: Why Kids Aren’t Falling in Love With Reading. Hint: It’s not just the screens.
Rimanendo negli Stati Uniti: hai bisogno di metterti in pari sul perché le biblioteche siano sotto attacco? Te lo spiega John Oliver in una puntata di Last Week Tonight.
- ha intervistato Annamaria Testa sul tema della creatività, anche in relazione all’intelligenza artificiale. Guarda il video: Cos'è la creatività: conversazione con Annamaria Testa.
In ascolto
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Note
Rassegnati, non smetterò mai di consigliarti di leggerlo! Se hai perso le puntate precedenti, ho avuto la fortuna sfacciata di poter fare da editor a Marco per il suo libro. Una fatica tra le più entusiasmanti.
Non senti il bisogno di avere questi bradipi nel tuo zaino?
Ora io non voglio dire che i principi del Design for All alla fine dove ti giri ti giri sono utili dappertutto e rendono la vita più semplice a chiunque, MA EHI GUARDA INVECE VOGLIO DIRE PROPRIO QUELLO.
Buongiorno, Letizia. Innanzitutto ti ringrazio per la suggestione sulla lettura nei 9-12; come puoi immaginare, è un tema che mi tocca da vicino. A questo proposito, lancio una provocazione a te e ai tuoi lettori... Quando mai metteremo a tema l'accessibilità cognitiva nei manuali scolastici (la mia è una lotta senza quartiere, lo confesso, nei loro confronti!)? Man mano che passano gli anni e quindi evolvono le proposte editoriali, più assistiamo ad una svolta drammatica verso la falsa equivalenza "facile=comprensibile". E quindi abbiamo testi che sono apparentemente accessibili (riduzione della parte linguistica a favore di fumetti (!), eccesso di quesiti e scomparsa dei problemi, etc) ma del tutto incomprensibili per gli studenti. Certo, il lavoro dovrebbe essere svolto dall'insegnante... ma quanti lo fanno?
E mi viene da pensare se questa (non) esperienza sia in qualche modo responsabile della disaffezione alla lettura, insieme ai mille altri fattori - familiari e sociali - che ben conosciamo