Si consiglia di usare la forma attiva
Ogni corso di scrittura vi sconsiglierà di usare la forma passiva del verbo. Perché? Ci sono casi in cui invece può essere utile?
Continuo a veleggiare tra corsi di formazione che si concentrano sempre in questa parte dell’anno – si sa: il budget va speso. Questa settimana ho lavorato a un corso su email e documenti aziendali. Ti piacerebbe saperne di più?
Sulle parole: la forma del verbo
Usa la forma attiva dei verbi. O, più spesso: non usare la forma passiva.
Davanti ai divieti mi insospettisco e preferisco approfondire. Ho ripassato grammatica e sintassi per rispondere alla domanda: perché la forma passiva subisce divieti così drastici? Ci sono casi in cui invece è una buona soluzione? Vediamo.
La forma del verbo
La diatesi (o forma o voce) esprime il rapporto del verbo con soggetto e oggetto. Può essere attiva, quando il soggetto coincide con l’agente dell’azione («i vigili regolano il traffico»); passiva, quando l’agente non è il soggetto («il traffico è regolato dai vigili»); riflessiva, quando soggetto e oggetto coincidono («Paolo si lava»=Paolo lava Paolo, Paolo lava sé stesso).
Un’altra espressione della forma passiva è quella del “si passivante”: permette di esprimere un’azione in maniera impersonale, cioè senza specificare chi compie l’azione. Si usa, quindi, per creare una frase passiva senza dover menzionare il soggetto agente.
Facciamo qualche esempio:
Letizia stende il bucato → forma attiva
Il bucato è steso da Letizia → forma passiva
Si stende il bucato → si passivante
In questo caso la limpidezza della forma attiva (1) è evidente: mantiene breve la frase e permette di capire chi fa cosa, senza complicazioni. La forma passiva (2), senza altro contesto, appare inutilmente complicata. La versione impersonale (3) ci lascia perplessi sulla figura misteriosa che si sarà occupata di stendere il bucato (altro si passivante, hai visto?).
Dunque, il consiglio d’oro è questo: usate i verbi in forma attiva. Queste parole sono state ripetute nel corso di infiniti workshop di scrittura con una convinzione tale che devono per forza essere vere. Ma è proprio così? […]
La risposta sta nell’effetto diverso che le forme attive, quelle passive o quelle copulative suscitano nei lettori e negli ascoltatori.
Roy Peter Clark, Gli strumenti dello scrittore2
In italiano ci riferiamo più di frequente alla forma del verbo ma, come ci ricordava Serianni, tra i modi di indicarla c’è anche la voce. E nell’originale inglese è questa la parola che usa Clark: non è irrilevante. «Why, then, voice matter?» si chiede, con una possibile doppia lettura della parola “voice” che trovo interessante. Nel capitolo quattro ci invita a usare le forme passive – con parsimonia – quando è importante portare l’attenzione su chi riceve l’azione.
Be passive-aggressive
Use passive verbs to showcase the “victim” of action
“Riceve” potrebbe essere un verbo insufficiente: potremmo dire “la persona che subisce l’azione”, o meglio, perché meno connotato, “la persona su cui ha effetto l’azione”.
Una questione di relazioni
Torniamo a Serianni e riprendiamo la sua definizione.
La diatesi (o forma o voce) esprime il rapporto del verbo con soggetto e oggetto.
È una questione di relazioni e di attenzione, quindi:
la forma attiva porta l’attenzione su chi agisce;
la forma passiva porta l’attenzione sulla “vittima” dell’azione (per dirla con Clark).
La scelta tra forma attiva e forma passiva non è dunque solo una questione estetica. Anzi, può avere una connotazione morale o politica.3
Da questo punto di vista, uno dei danni peggiori dell’abuso delle forme passive è che nascondono i responsabili delle azioni. Per questo «quando vi scusate di qualcosa, fatelo sempre in forma attiva», ricorda Clark.
Le diverse grammatiche che ho consultato concordano sul fatto che la forma passiva non esprima un’azione diversa da quella attiva. «Il cane morde il gatto» ha lo stesso significato di «il gatto è stato morso dal cane». Quello che cambia sono i rapporti grammaticali tra i protagonisti dell’azione, ma non i ruoli nell’azione: in entrambe le frasi l’assalitore è il cane e l’assalito è il gatto; ciò che cambia è il risalto che diamo all’uno o all’altro ruolo. In altre parole, nella trasformazione da forma attiva a forma passiva cambia la struttura superficiale della frase, non quella profonda. Ma cambia anche la posizione del riflettore che usiamo per illuminare i vari elementi che compongono la frase.
Se tra una frase di forma attiva e una frase di forma passiva non c’è una sostanziale differenza di significato, c’è, però, una netta differenza di tipo stilistico-espressivo, e anche ideologico. Se diciamo: «Il lupo assalì il gregge», concentriamo l’attenzione sul lupo, e in un certo senso, lo “criminalizziamo”. Se invece diciamo: «Il gregge fu assalito dal lupo» concentriamo l’attenzione sulle povere pecore e le “vittimizziamo”.
Federico Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa
Se posso permettermi una correzione, sostituirei “criminalizziamo” con un più oggettivo “lo indichiamo come responsabile dell’azione”. Sul ruolo della vittima nella forma passiva, invece, non posso che concordare. “Moglie uccisa dal marito” potrebbe essere un titolo di triste attualità, e sul peso della differenza del dire “Marito uccide la moglie” la nostra società si sta interrogando quotidianamente.
La cattiva reputazione della forma passiva deriva anche dai linguaggi specialistici che ne abusano. Le maggiori evidenze le troviamo nel linguaggio burocratico, a cascata da altri linguaggi specialistici legati alle scienze umane e sociali. Il passivo e l’impersonale sono strategie per distanziare l’autore del testo, il suo destinatario e il testo stesso. Usare queste strategie è anche un modo per declinare le responsabilità di quello che si scrive. La forma attiva costringe a esprimere il soggetto che agisce, senza punti opachi. Pensa alla differenza tra dire:
Sono state apportate modifiche alla procedura senza previa consultazione.
e dire invece
L’ufficio tecnico ha modificato la procedura senza consultare prima l’amministrazione.
Ma attenzione: dire «hanno aumentato le tasse» non è diverso da «sono state aumentate le tasse». Anche se è un caso meno frequente, la forma attiva da sola non garantisce che il soggetto sia espresso e che la responsabilità di chi agisce sia chiara.
Una questione di ordine
Il problema principale della forma passiva, dicevamo, è quello di nascondere il soggetto. Se poi abbiamo davanti anche un testo dalla sintassi complessa, ricco di subordinate, è facile non riuscire più a capire chi fa cosa, e su cosa ha effetto.
In italiano gli elementi della frase seguono l’ordine soggetto-verbo-oggetto: «Letizia mangia la pizza». Le frasi semplici seguono questo modello e la nostra mente è abituata ad attribuire questi ruoli agli elementi della frase, in quest’ordine. Non tutte le frasi però sono costruite così: abbiamo a disposizione diverse strutture per invertire l’ordine degli elementi e dare diversi significati, sfumature, movimento.
Di solito le strutture che non seguono l’ordine canonico degli elementi sono difficili da interpretare per le persone con disturbi del linguaggio, per esempio. Abituate, come tutti, alla struttura semplice di soggetto-verbo-oggetto tendono a interpretare allo stesso modo tutte le frasi: ecco che la forma passiva rappresenta un problema per la comprensione, dato che è uno dei tipi più comuni di riorganizzazione dell’ordine della frase. Se scrivo «Mario è stato accusato da Luigi» il rischio è che si capisca l’esatto contrario di ciò che voglio dire4.
Ancora, per chi ha disturbi di elaborazione del linguaggio, avere frasi più difficili da processare può essere un limite se la velocità di comprensione è importante, e una fonte di distrazione o sovraccarico cognitivo; anche ricordare e organizzare le informazioni esposte in modo complesso può essere un problema. Ciò che scrivo, per esempio, non è una lettura accessibile, probabilmente.
Quando usare la forma passiva, allora?
Bandire un tipo di struttura della frase non è una soluzione sensata. A seconda del contesto e dei destinatari, la forma passiva ha un valore e un’utilità.
Quando non si sa chi compie l’azione, o non è un’informazione rilevante.
Il coltello è stato ritrovato in un cassetto del salotto, durante le indagini.
Chi abbia trovato il coltello non è fondamentale (o almeno, non lo è in mancanza di altro contesto).
Quando modificare l’ordine degli elementi in una frase permette di avvicinare termini altrimenti lontani, migliorando la comprensione.
Il comitato ha formulato una proposta: è stata approvata dal consiglio direttivo pochi giorni dopo.
può essere meglio di
Il comitato ha formulato una proposta. Pochi giorni dopo il consiglio direttivo l’ha approvata.
Tenere più vicini “proposta” e “approvata” permette di diminuire lo sforzo cognitivo necessario a ricordare gli elementi della frase da mettere in relazione5.
Quando c’è bisogno di attenuare o rendere meno ostile il messaggio
Mentre il ricevimento si svolgeva nella villa principale, si è sentita una scossa di terremoto. Non ci sono stati danni, se non per alcuni oggetti rotti dagli invitati per lo spavento della scossa. (→ chi legge pensa “poverini!”)
ha una sfumatura diversa da
Mentre il ricevimento si svolgeva nella villa principale, si è sentita una scossa di terremoto. Gli invitati hanno causato alcuni danni: hanno rotto degli oggetti per lo spavento della scossa. (→ chi legge pensa “‘sti cretini!”)
Si può scrivere in modo chiaro usando con attenzione forme passive e impersonali, quando sono utili. Si può scrivere in modo oscuro usando in modo distorto le tecniche del linguaggio chiaro. È l’intento della scrittura a fare la differenza: voglio confondervi o aiutarvi?
Vuoi lavorare sulla chiarezza dei tuoi testi? Scrivimi, possiamo parlarne.
Esercizi
Ragiona su come gestire forma attiva e passiva in questo periodo: «L'evento è stato organizzato dal comitato. Gli inviti erano stati inviati due settimane prima. Durante l'evento, le presentazioni venivano fatte da vari oratori. La cena è stata preparata da un rinomato chef. Alla fine, i ringraziamenti sono stati espressi ai partecipanti dai membri del comitato.»
Leggi un giornale, meglio se un quotidiano. Rifletti su come vengono usate le forme passive nei titoli e negli articoli. Distingui tra gli usi appropriati e quelli da evitare.
Se abiti in un condominio rileggi l’ultima comunicazione che hai ricevuto dall’amministratore o dall’amministratrice. Ci sono forme passive? Come sono usate? Come la riscriveresti?
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email, sono contenta di discuterne insieme.
Un libro
Dato che siamo alla ricerca di soggetti nascosti dalle forme verbali, un bel giallo mi sembra il miglior consiglio di lettura. Partirei dai fondamentali, e quindi da Agatha Christie. Per simpatia di titolo scelgo C’è un cadavere in biblioteca, ma potete pescare quello che vi ispira di più, tra tutti i suoi libri. La copertina che vedete, ovviamente, non è quella dell’ultima edizione disponibile, ma quella a cui sono più affezionata: quella di quando da ragazzina rubacchiavo questi libri dalla libreria di mia madre, che li aveva collezionati nel tempo con parsimonia. Ho sempre avuto un debole per Miss Marple, non me ne voglia il permalosissimo Poirot.
Qualcosa di utile
Se ti piacciono i videogiochi forse giochi su diverse piattaforme. E se come me preferisci comprare giochi solo in digitale, la possibilità di dimenticare i giochi che hai già è dietro l’angolo. Che vuoi fare, è proprio il consumismo. Quindi ecco qui: GameTrack ci viene incontro per tenere traccia delle nostre collezioni di videogiochi. La versione free è limitata, se sei un gamer di un certo livello potresti considerare l’abbonamento annuale, non troppo esoso. Temo esista solo per dispositivi Apple.
Tre link
Scrivere (semplice) per la PA: qualità nella comunicazione e diritti delle persone: un articolo della bravissima Daniela Iozzo, frutto dei suoi anni di esperienza con Designers Italia.
To All the Books I’m Not Reading… Yet, Molly Templeton su Tor non sbaglia quasi mai un colpo, per me.
Preservationists Are Saving Video Game History, One Upload at a Time: Games are key to understanding modern culture, but archiving them can be surprisingly challenging.
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
Note
La Garzantina sull’Italiano di Luca Serianni è complessa e specialistica; fondamentale come testo di consultazione, ma faticosa sia per il linguaggio tecnico sia – e forse soprattutto – per l’organizzazione delle informazioni nella pagina. Testo minuto su due colonne, intricati rimandi interni in numeri romani, arabi e lettere… potrebbe essere un bell’esercizio di (ri)progettazione del testo.
Non è la prima volta che cito Writing Tools di Roy Peter Clark, in questa newsletter: mi sono resa conto solo ora di avere una copia in inglese e una in italiano, da cui è tratta questa traduzione. Che testa di rapa.
A questo punto Clark cita Politics and the English Language, di George Orwell. Se vuoi seguire questa traccia vale la lettura.
In questo periodo, per esempio, il soggetto sono “le persone con disturbi del linguaggio”. Osserva in quanti modi e con quali forme ho evitato di ripeterlo.
Su questo punto Steven Pinker offre una meravigliosa visualizzazione in The Sense of Style, a pagina 134.
Bellissimo tema fondante che con la sua semplicità fa sentire molto chiamati in causa e coinvolti. Durante la scrittura della tesi penso di aver investito circa una settimana di lavoro cumulata nei vari mesi per accontentare i rimproveri di Grammarly sulle mie copiose forme passive da gergo accademico. Mi piacciono molto questi spunti molto puntuali e tecnici e sull'impatto che la forma ha sul contenuto alternanza a pezzi più ampi e legati al senso e alla gestione del contenuto in sé.
Anche grazie per GameTrack che si aggiunge alle cose che vorrei con ardire ma non so se vale la pena pagare.
Mi vengono in mente tutti quei "La persona è stata investita da un'auto" che continuiamo a leggere ovunque: oltre all'utilizzo della forma passiva c'è pure la de-personalizzazione di chi compie l'atto (l'auto non ha investito, casomai è il guidatore/guidatrice che ha investito un'altra persona).