Graphic Recording: intervista a Roberta Ragona
«Intendiamo la scrittura in senso fisico, un esercizio che mette assieme scrittura manuale, architettura dell’informazione, data visualization, mappe mentali e gratificazione estetica.»
“Scrivere di” è una serie di interviste a professionisti e professioniste che lavorano con la scrittura: arriva ogni prima domenica del mese ed è un ramo di Altenate Takes, la mia newsletter.
In questo appuntamento incontriamo
, illustratrice, conosciuta anche (ma meno) come Roberta Ragona. Con Roberta ci conosciamo da più tempo di quanto ci piaccia ammettere. Il mio primo ricordo delle sue illustrazioni è una tavola incorniciata sulle pareti di Apogeo, la prima casa editrice in cui ho lavorato, nel 2008. Internet non è scritta a matita, per fortuna: quella tavola è ancora visibile, così come anche un link a un blog su Splinder1, che ci posiziona come coetanee della vecchia Morla, quanto a presenza su Internet. Roberta è una delle persone più argute, precise e competenti che io conosca, caratteristiche che applica per di più a una quantità fastidiosa di argomenti. Le ho chiesto del suo lavoro come graphic recorder e facilitatrice visuale: ti lascio alle sue risposte.Ciao Roberta, mi parli di te?
Ciao! Mi chiamo Roberta Ragona, ma oggettivamente è più facile trovarmi come Tostoini. Sono nata in Sardegna, vivo a Milano e disegno spesso animali marini, anche per compensare la – francamente inaccettabile – assenza di mare di Milano. Dell’illustrazione mi interessa sia la parte in cui si disegna che quella in cui ci si ragiona su, dalla comunicazione, all’editoria passando per i musei e gli albi illustrati. Amo i progetti in cui è possibile affrontare temi serissimi con leggerezza, o viceversa idee molto stupide esplorate con assoluta, totale serietà. Ho studiato da antropologa, mi interesso di comunicazione visiva inclusiva e accessibile, e sono tutte cose che tornano utili nel graphic recording e la facilitazione visuale.
Mi racconti del tuo lavoro e del ruolo che ha la scrittura nelle tue giornate?
Il mio lavoro – e di conseguenza le mie giornate – possono essere molto diverse a seconda di quale cappello indosso quel giorno. Nel caso del graphic recording parliamo di “scrittura” in senso concreto: letteralmente scrivo – e disegno – quello che dicono gli altri. Questa tecnica prende nomi diversi in base a come vengono usate le immagini prodotte: sketchnoting se il mix immagini + scrittura serve a catturare i contenuti come supporto mnemonico e di comprensione di chi scrive; scribing, graphic recording e facilitazione visuale se le grafiche sono realizzate in tempo reale e visibili dal pubblico durante dell’evento per creare un’istantanea visuale dell’evento stesso. La tecnica è uguale, ma il pubblico cambia: da uno a molti, con tutto ciò che comporta sulle domande da farsi quando si parla a un pubblico eterogeneo e si fa un lavoro di traduzione delle parole altrui in un altro formato. Perché alla fine si tratta di traduzione: la rappresentazione grafica dà corpo a informazioni astratte, usa i simboli per rafforzare il discorso verbale, ridurre il rischio di incomprensioni ed evidenziare i nessi tra gli argomenti.
Quindi quando parliamo di scrittura, la intendiamo in senso fisico, un esercizio che mette assieme scrittura manuale, architettura dell’informazione, data visualization, mappe mentali e anche un po’ di onesta gratificazione estetica.
Come gestisci la ricerca prima della scrittura? Quanta parte del tuo lavoro occupa?
La ricerca a monte nel caso del graphic recording è la parte invisibile ma fondamentale del lavoro, quella senza la quale è impossibile la “performance” che tende a catturare l’attenzione: dato che il lavoro di scribing si svolge in tempo reale, il tempo per realizzare l’immagine è quello che le persone impiegano per esprimersi. Ohh ma come fai? Eh, faccio che per poter dedicare tutta l’attenzione all’ascolto attivo durante il live, è importante aver familiarizzato coi temi della discussione, lo stile degli speaker e gli argomenti su cui saranno chiamati a parlare. Non solo avere familiarità con l’argomento, ma anche dedicare un po’ di tempo alla ricerca per arricchire il proprio vocabolario visuale di nuovi elementi che possano aiutare a sintetizzare il discorso e racchiudere concetti chiave in maniera veloce, efficace e comprensibile. Credo sia un po’ come la traduzione simultanea: il momento dal vivo è la parte visibile di un lessico (in questo caso visivo) che si costruisce nel tempo e che bisogna avere a portata di matita, per non doversi fermare a consultare il dizionario in un contesto in cui di tempo per distrarsi non ce n’è tantissimo.
Come selezioni fonti e informazioni e come le organizzi per scrivere?
Nei giorni prima dell’evento in genere ci sono diversi momenti di confronto con gli organizzatori per raccogliere le fonti, le informazioni e avere una panoramica generale del progetto: è una conferenza? Un workshop con la partecipazione attiva dei partecipanti? La tavola realizzata è parte dei materiali di comunicazione e deve avere un occhio di riguardo alla gradevolezza estetica, o deve servire soprattutto da supporto mnemonico a cui fare riferimento durante gli incontri successivi? Il risultato finale deve privilegiare la sintesi o raccogliere più informazioni possibili? Sottolineare i contributi dei singoli speaker o valorizzare il contributo prodotto collettivamente? A differenza di altri lavori di illustrazione in cui la tavola finita è il frutto di affinamenti e iterazioni successive, in questo caso il lavoro preparatorio serve a chiarire il più possibile a monte, così che durante il live si possa essere attenti e ricettivi a quello che accade nel momento.
Come trovi la concentrazione? Se ti blocchi cosa fai per ritrovarla?
Non ho mai suonato uno strumento musicale e sono una delle persone meno sportive che esistano, ma sospetto che sia una cosa simile: se perdi la concentrazione e ti blocchi non puoi lanciare i pennarelli e darti alla fuga, o fermare tutto finché non ritrovi il flow. Disegnare, scrivere, è per metà memoria motoria: puoi solo sperare che il tuo corpo si ricordi cosa deve fare mentre le tue orecchie sono occupate, e che a furia di allenarti a fare curve e aste la tua grafia rimanga leggibile sino alla fine. Se inciampi – metaforicamente parlando – ti tiri su e vai avanti, se ti perdi un pezzo vai oltre e ci torni su alla prima occasione: a volte hai ascoltato l’informazione, è lì, ma hai bisogno di un attimo perché il cervello la ritiri fuori. Inoltre le persone tendono a ripetere i concetti importanti per cui il contesto fornisce spesso degli indizi per recuperare. Il discorso che facevo sull’arricchire il proprio vocabolario visuale è parte di questo lavoro: restare concentrati su quello che sta succedendo è più facile se non ti deve fermare a riflettere su come funzionano le zampe dei cavalli o se ci sono modi migliori o più freschi di rappresentare il concetto di “collaborazione” di quattro pezzi di un puzzle accostati.
Quali sono le sfide che affronti nell’uso del linguaggio e come le risolvi?
La funzione primaria dello scribing è quella di aiutare a fissare le informazioni rendendo esplicita l’architettura degli interventi, rendere letteralmente visibile il filo del discorso disegnandolo man mano che si dipana. Per questo penso che una delle sfide principali per quello che riguarda il linguaggio sia trovare l’equilibrio tra il lavoro di sintesi e la fedeltà alla lettera del discorso. Per esempio: se esiste una parola precisa e sintetica per esprimere un concetto, posso usarla anche se non è stata esplicitamente utilizzata dai partecipanti o devo limitarmi a registrare quello che viene detto? La risposta dipende da qual è in quel momento la funzione dello scriber, la mia funzione: se è anche di facilitazione, e quindi il mio lavoro serve a far emergere temi dell’incontro che non sono stati esplicitati e rendere evidenti i fili che li uniscono, potrò permettermi di essere più “presente” anche nei modi in cui viene sintetizzato. Se invece il graphic recording serve soprattutto a creare un record visivo dell’evento, dal punto di vista del linguaggio cercherò di essere il più possibile vicina alla proverbiale mosca sul muro. Una mosca con la matita.
Ci sono strumenti o gesti a cui non potresti rinunciare nelle diverse fasi del tuo lavoro di scrittura?
L’ipad e relativa pennetta, e Procreate, senza dubbio. Il fascino del graphic recording con muri di carta e pennarelloni è indubitabile, oltre che incredibilmente scenografico, specie quando viene realizzato in grandi dimensioni. Ma sarà che penso facendo e che sono incredibilmente pigra: in quanto pigra sono disposta a lavorare duramente per trovare il miglior equilibrio possibile tra sbatta e risultato, utilità e bellezza, coinvolgimento mio e di chi guarda. Per questo trovo che la pragmaticità di poter disegnare a mano libera in digitale sia assolutamente imbattibile.
Come affronti la revisione del tuo lavoro?
Anche in questo caso è un tipo di revisione molto diverso rispetto a una tavola di illustrazione, che attraversa diverse fasi di matite, bozze, colori e proposte prima di arrivare al definitivo. In questo caso il materiale di partenza è un definitivo: la tavola finale condivisa alla fine dell’intervento. La funzione che deve avere il disegno anche qui ha la sua importanza: un disegno “brutto” ma che chiarisce visivamente un concetto e aiuta a comunicare nel momento ha in quel contesto più valore di un disegno “pulito”. Se invece la tavola deve avere una funzione che non sia solo di lavoro – per esempio fare divulgazione, diventare un materiale di comunicazione, uscire insomma dalla sala riunioni o sala convegni – le revisioni sono generalmente in ottica di una maggiore chiarezza, leggibilità e anche piacevolezza estetica complessiva.
Che ruolo ha la parola “responsabilità” nella tua scrittura? C’è qualche altra parola che per te è importante, quando scrivi?
A voglia, sono una di quelle persone estenuanti che si chiedono continuamente perché facciamo le cose in un modo anziché in un altro, perché ci esprimiamo in un modo rispetto a un altro, chi c’è in un’immagine e chi manca. Gli elementi iconici della comunicazione servono a trasmettere un messaggio superando alcuni limiti della comunicazione testuale: barriere di tipo linguistico, culturale, di esperienze. Però anche la sintesi grafica è un prodotto culturale con un alfabeto, vocabolario e lessico basato su esperienze condivise e visioni del mondo, per cui può risolvere problemi tanto quanto generarne di nuovi, perché le griglie che usiamo per organizzare la realtà e rappresentarla cambiano col nostro substrato culturale, le nostre convinzioni. La stessa comunicazione può assumere significati diversi in base alle differenti esperienze delle persone che lo interpretano, e persino per le stesse persone in ruoli e momenti diversi della propria vita. Insomma, la comunicazione è sempre funzionale alla produzione di senso, per cui acquisire l’abitudine ad analizzare le immagini è un esercizio utile a fare scelte deliberate.
Raccontami di due libri: quello che hai sul comodino e quello che consigli a tutti di leggere.
Tecnicamente non sul mio comodino, ma moralmente è come se lo fosse: Sulla vita sfortunata dei vermi - Trattato abbastanza breve di storia naturale di Noemi Vola, un libro illustrato francamente esilarante edito da Corraini, con protagonisti i lombrichi. Le illustrazioni di Noemi Vola sono irresistibili, gli aneddoti mescolano osservazioni scientifiche e un’ironia assolutamente surreale, in cui il vero, il verosimile e il completamente immaginario sono tutti assieme, dalle abitudini alimentari all’habitat sotterraneo passando per le diverse sfumature di rosa che un verme può assumere.
Sul libro che consiglierei a tutti sono indecisa tra Figure di Riccardo Falcinelli e Understanding Comics di ScottMcLoud: passiamo l’intera giornata in salamoia nelle immagini, dai video di gattini alle fonti che usiamo per informarci, tanto vale farsi un’idea generale di come funzionano. Entrambi ottimi anche come fonte di aneddoti da aperitivo, casomai gli aneddoti sui vermi tratti dal libro precedente non avessero già provveduto a farvi bandire dalla società civile.
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Intervista bellissima, Grazie🙏🏻🙏🏻🙏🏻💓
Molto interessante, e con tanti spunti per riflessioni personali💡😊💡
Grazie infinite ad entrambe🌷🌷🌷
Buona giornata🌞💓🌞
Ahhh ma che sorpresa trovare Roberta qui che parla di facilitazione grafica - dopo averla infilata nella mia presentazione al DiParola Festival! 🤩 Concordo con la presentazione di Letizia, peraltro, fastidiosamente competente in un range fastidiosamente ampio di materie. 😹