Scrivere di soldi: intervista a Paola Nosari
«Scrivere per me comincia da questo: organizzare i pensieri, riordinare le cose.»
Scrivere di è una serie di interviste a professionisti e professioniste che lavorano con la scrittura: arriva ogni prima domenica del mese ed è un ramo di Altenate Takes, la mia newsletter.
In questo appuntamento incontriamo
Nosari. Paola è una Money Mentor, una persona che aiuta a gestire meglio i soldi e a pianificare strategie di business solide. Tu hai un rapporto sereno con i tuoi soldi? Non è frequente quanto si potrebbe pensare, e in genere, se non lo abbiamo, ci vergogniamo di ammetterlo e di parlarne. Ho scoperto Paola e il suo lavoro su Instagram: ne ho subito apprezzato la posata concretezza, la serietà essenziale con cui fa capire cose complesse e intricate sul piano emotivo, rassicurandoti. Le ho chiesto, quindi, come lavora alle sue parole scritte.Ti piacciono queste interviste? Falle circolare!
Ciao Paola, mi parli di te?
Sono Paola Nosari e sono una Money Mentor. Mi occupo di soldi e di strategie di business. Lavoro per abbattere i tabù sul denaro perché credo che i soldi siano uno strumento di libertà e di realizzazione.
Mi racconti del tuo lavoro e del ruolo che ha la scrittura nelle tue giornate?
Ho lavorato a lungo come dipendente e alle spalle ho più vent’anni di lavoro in agenzie, consorzi interbancari e aziende. Ho deciso di aprire partita iva nel 2014, dopo un master. Da ragazzina, a chi mi chiedeva che lavoro avrei fatto da grande rispondevo “la giornalista” pensando di scrivere bene e scrivendo pochissimo. Oggi scrivo molto (progetti, percorsi, contenuti, sia per i miei canali che per i clienti) e so di non scrivere bene quanto vorrei.
Come gestisci la ricerca prima della scrittura? Quanta parte del tuo lavoro occupa?
Nelle mie aule di formazione dico sempre che mi ci vogliono giorni, per scrivere un post. Può darsi io sia particolarmente lenta ma una volta definito il tema faccio una ricerca sui libri, in rete e nei media. Seleziono le cose più interessanti, leggo e prendo appunti. Poi faccio una sintesi e solo a quel punto riesco a scrivere, integrando il mio punto di vista. Per rispondere alla tua domanda sono andata a controllare il mio time tracker del 2023 e ho avuto conferma del fatto che anche se il mio mestiere non è scrivere comunque il 40% del mio tempo lavorativo viene investito in attività di scrittura e produzione di contenuti. È stato interessante!
Come selezioni fonti e informazioni e come le organizzi per scrivere?
Sto diventando brava ad usare Notion per fare quasi tutto.
È lì che finiscono catalogati e archiviati i link e i materiali, organizzati per tematiche ed origine, suddivisi per possibile utilizzo. Forse può sembrare una cosa un po’ ossessiva ma finalmente riesco a governare la mole di informazioni e di fonti che mi servono. In precedenza e per lungo tempo ho usato Evernote e prima ancora usavo Pocket, solamente con Notion ho trovato quello che funziona per me. Ormai è diventato il mio secondo cervello, lo uso per appuntare link, intuizioni e riferimenti che incontro mentre scrivo o che voglio poter citare ad un certo punto.
Come trovi la concentrazione? Se ti blocchi cosa fai per ritrovarla?
Vorrei tanto poter dire che ho dei segreti da condividere. La verità è che a volte le giornate sono così intense e frenetiche che le idee, semplicemente, non trovano spazio per arrivare. È frustrante ma ho imparato che quando succede non ha senso fustigarsi, molto meglio rimandare. Quello che funziona per me sono il silenzio e la solitudine. Se mi inceppo esco a camminare, mi faccio una doccia bollente e ritento. Mi sono accorta del fatto che, almeno per quel che mi riguarda, i blocchi sono spesso generati dalla confusione. Appena me ne accorgo riparto da lì, dal tentativo di riordinare le idee riorganizzando i pensieri. Non so se riesco a rendere efficacemente il senso di quel che sto cercando di dire: mi riferisco a un processo di “scomposizione”, di riduzione ai minimi termini. Scrivere per me comincia da questo: organizzare i pensieri, riordinare le cose.
Quali sono le sfide che affronti nell’uso del linguaggio e come le risolvi?
Denuncia pericolosamente la mia età ma ho fatto lettere e filosofia col vecchio ordinamento: c’era anche l’esame di latino. Qualcosa credo sia rimasto. Uso ancora i vocabolari e spesso mi affido al dizionario delle collocazioni. A volte mi confronto anche coi figli, che hanno studi più recenti. Ci sono cose che proprio non mi entrano in testa, quindi se ho un dubbio sulla corretta grammatica, logica, grafia o declinazione preferisco controllare due volte di più. E poi c’è una questione della quale mi importa molto ed è quella dell’inclusività. Cerco di scrivere strutturando frasi e concetti in modo che arrivi a chiunque il senso di cura e attenzione che ci metto. Non è sempre possibile, soprattutto per questione di tempo che riesco a dedicare alla scrittura. Quando non trovo altre soluzioni praticabili uso il segno ə pur consapevole che non sia la migliore soluzione possibile e provando sempre a fare meglio.
Ci sono strumenti o gesti a cui non potresti rinunciare nelle diverse fasi del tuo lavoro di scrittura?
Ho già parlato dei vocabolari e dizionari, ti devo citare anche – altrettanto importanti – le immancabili tazzone di infusi da bere e la gatta che sonnecchia a fianco della tastiera. Ultimamente ho introdotto anche delle cuffie con la cancellazione del rumore, sempre benedette.
Come affronti la revisione del tuo lavoro?
Se c’è modo e tempo ci dormo sopra, lascio passare un po’ di tempo, rileggo e faccio rileggere a una persona fidata. E non tralascio mai di rileggere tutto “al contrario”, dall’ultima parola alla prima perché così mi è più facile individuare eventuali errori di battitura.
Che ruolo ha la parola “responsabilità” nella tua scrittura? C’è qualche altra parola che per te è importante, quando scrivi?
Oggi abbiamo tutti letteralmente tra le mani l’opportunità che il nostro pensiero e la nostra idea di mondo superino i normali limiti e confini che avevano un tempo e siano visti e letti da moltissime altre persone. Bello. E terrificante, almeno per me. È una felice occasione ma anche un’enorme responsabilità. La maggior parte del mio tempo probabilmente lo trascorro a sottrarre, dalla quantità di pensieri e fatti con cui mi confronto ogni giorno, quelli che ha senso tenere solo per me da quelli che ha senso condividere. Per poi chiedermi come, dove e per chi, condividerli. Un’altra parola per me importante è “consapevolezza” senza la quale tutto quel lavoro di selezione e sottrazione, né quello per cui ricevo compensi, avrebbe senso. Infine, la parola “lealtà” sia verso me stessa e i miei valori, che verso le persone che mi leggeranno e un giorno potrebbero scegliermi per una consulenza. la relazione comincia da lì.
Raccontami di due libri: quello che hai sul comodino e quello che consigli a tutti di leggere.
Ho sempre più di un libro sul comodino perché sono una di quelle persone che ne legge diversi contemporaneamente (so che questo ad alcunə fa orrore ma pace).
Tra quelli attualmente in lettura ho selezionato If you can’t take the heat. Tales of food, feminism and fury di Geraldine DeRuiter in cui l’autrice racconta non solo di cosa significhi essere una donna che scrive di cibo in un’industria ancora faticosamente prevalentemente maschile, ma anche di cosa significhi essere una donna che ogni giorno deve prendere decisioni sul ruolo che il cibo gioca nelle nostre vite. Dal prepararlo, mangiarlo o non mangiarlo, come vorrebbe la gran parte dei messaggi che le donne ricevono, all’averne fatto un lavoro o ricostruire l’eredità che sul cibo abbiamo ricevuto, il senso che aveva per la famiglia da cui proveniamo fino alle scelte di vita e alle conseguenze che la relazione che abbiamo col cibo poi determina nella quotidianità.
Il libro che consiglio a tutti di leggere è un testo di Andrea Fiacchi dal titolo Mindhunting. Capire le persone, progettare le esperienze perché qualsiasi sia il lavoro che facciamo, quando non abbiamo una profonda e autentica comprensione degli altri esseri umani difficilmente potremo immaginare e progettare prodotti, servizi ed esperienze attrattive, piacevoli, vendibili.
Notion è un tool che non conoscevo, darò un'occhiata per vedere se mi può essere utile! Io salvo i link utili nella barra dei preferiti o, se sono in giro, nelle bozze della posta elettronica. È molto più utile averle in un posto solo in effetti.
Paola è un faro ❤️