Ancora una domanda
Annunciate dal punto interrogativo, le domande sono la porta di ingresso verso la creatività, la conoscenza e la comprensione.
Ciao! Inizio segnalando un paio di appuntamenti da mettere in agenda.
Sta uscendo il programma di Accessibility Days: la conferenza sarà a Roma il 16 e il 17 maggio. Io e Luca Rosati parlaremo insieme il 17 pomeriggio. Il nostro intervento si intitola Scrivere chiaro e scrivere accessibile. Il testo fra Content Design e UX writing: la conferenza è gratuita sia online sia in presenza. Se sarai a Roma salutiamoci, mi farà piacere incontrarti!
A Faenza, il 7 giugno, ci sarà UxDay: il mio intervento si intitola Tutto sotto controllo: come gestire le linee guida sui contenuti all'interno del design system. Di nuovo, se ci sarai, salutiamoci.
Siamo in vista della prossima intervista per Scrivere di, che arriverà il 7 aprile. Approfittane per recuperare l’ultima: con Barbara Bernardini abbiamo parlato di natura.
E ora: cominiciamo?
Sulle parole: il punto interrogativo
Un punto in basso e un ricciolo in alto: quando vediamo questo segno di interpunzione sappiamo che stiamo per leggere una domanda e che, se leggiamo a voce alta, dobbiamo usare un’intonazione ascendente.
Il punto interrogativo se ne sta in genere da solo: hai mangiato la verdura?, dice un genitore per far conversazione. Qualche volta sta insieme al punto esclamativo, se si tratta di un’esclamazione sorprendente: hai mangiato la verdura?!, dice un genitore che non crede alle sue orecchie. Quasi mai lo vorremmo trovare in coppie: hai mangiato la verdura??, dice un genitore terribilmente pedante1.
Il punto interrogativo (o, non a caso, punto di domanda) è il segno che indica una proposizione interrogativa diretta. L’interrogativa diretta può essere di diversi tipi; quelle che potrebbero esserti più familiari sono le interrogative reali – in cui chi pone la domanda non conosce effettivamente la risposta – e le interrogative fittizie, o più comunemente retoriche. Le domande retoriche non riguardano qualcosa di realmente sconosciuto: «servono a evidenziare un fatto, sollecitando una conferma o una negazione da parte dell’interlocutore»2.
E quali sono i diversi tipi di domanda retorica? Questo che ho appena usato, per esempio, è il tipo didascalico. E allora come continuiamo? Con il tipo narrativo, che aiuta a rendere l’azione più incalzante, come in questo caso.
Esistono anche domande senza il punto interrogativo3: sono le interrogative indirette. Mi chiedo che esempio farti, per rendere l’idea, e nel farlo ho già trovato una risposta. Se qui questa interrogativa indiretta può funzionare, ci sono contesti in cui è meglio essere diretti: il punto interrogativo ha il pregio di farsi vedere. Lo scorgiamo con gli occhi tra le righe del testo, e sappiamo cosa aspettarci.
Immaginiamo di scrivere un’email.
Gentile Lucia,
sono interessata a prenotare la sua sala per una festa di compleanno con venti invitati. Vorrei sapere se è disponibile per il 18 maggio, e se avete anche un servizio catering.
Grazie, Letizia.
Ora invece proviamo così.
Gentile Lucia,
sono interessata a prenotare la sua sala per una festa di compleanno con venti invitati. Ho alcune domande.
La sala è disponibile per il 18 maggio?
Avete anche un servizio catering?
Grazie, Letizia.
Certo, non era un testo molto complicato: che sforzo sarà mai, per Lucia, leggere quelle due righe scarse della prima versione? Se provi a pensare a quante email con domande Lucia riceve nella sua giornata, però, potresti considerare l’idea di semplificarle la vita. Se la via empatica non ti convince, prova con quella utilitaristica: più le domande sono esplicite più è probabile ottenere delle risposte.
Imparare a fare (e farsi) domande
Il punto interrogativo, come una bacchetta magica con i ricci, ci dona il grande potere di fare domande.
Insomma, santa polenta!, fatevi delle domande. Sempre. Avete notato che un punto interrogativo a testa in giù somiglia a un amo? Bene: buttatelo nel mare del possibile, e vedrete che qualcosa di interessante ci resterà attaccato.
Santa polenta!, dice Annamaria Testa, prima di elencarci che tipo di domande valga la pena farci se intendiamo esercitare la creatività. Ingenue, paradossali, ossessive, metodologiche, oniriche, altrui: ogni tipo ci aiuta a mettere a fuoco aspetti diversi di un’idea.
Chissà poi se
e si leggono a vicenda: nello stesso giorno si trovavano a parlare di domande come di aperture, su sentieri differenti e tutti interessanti da percorrere.C’è poi il ruolo che hanno le domande se di occupi di scrittura per il design. Gli autori di Writing Is Designing ne elencano tre, rivelatrici della mentalità da designer con competenze di scrittura.
A design mindset asks: What terms are our users familiar with? What happens next? What problem are we really trying to solve?
Oppure c’è il Tenente Colombo. Vediamo l’assassino mentire, provare a depistare le indagini, accampare scuse ed inventare storie a sostegno del proprio alibi. Osserviamo Colombo porre le sua bislacche domande e appuntare tutto sul taccuino. Poi inizia con le sue grottesche digressioni: sulla moglie, sul cugino. Infine saluta ed esce dalla stanza. L’assassino è stupito e stordito, si rilassa un attimo. Ecco che il Tenente rispunta: «Solo un’altra cosa/Just one more thing». E la domanda è piccola ed insignificante, ma rivelatrice del fatto che Colombo ha fiutato la pista.
Vuoi lavorare sul modo in cui ti poni delle domande?
Esercizi
Fai come il Tenente Colombo: prova a porti una domanda apparentemente insignificante ma decisiva per illuminare una questione intricata.
Recupera quell’email che avevi scritto per ottenere risposte che non hai avuto. Le tue domande erano abbastanza esplicite? O viceversa, cerca quell’email che hai ricevuto e in cui hai faticato a capire cosa ti stessero chiedendo. Come potresti riscriverle entrambe?
Impara a giocare a Cluedo, e a fare le domande giuste per arrivare alla soluzione.
Un libro
Mi capita di riflettere sulla correlazione che c’è tra lingua e pensiero. Le lingue che si leggono da sinistra a destra fotografano il passaggio del tempo da sinistra a destra. Se una persona che parla francese racconta la storia di un gatto che caccia un topo, il tempo parte a sinistra e si sposta verso destra. Chi parla l’arabo o l’ebraico comincia con il gatto e il topo a destra e il tempo che passa andando verso sinistra. Dunque non è solo una questione di parole.
In Fai finta che io non ci sia la protagonista è Mila, una ragazza di dodici anni «che ha fiuto per i misteri e fa sempre domande, tanto da essersi guadagnata il soprannome di Perguntadora». Una protagonista ideale, per questo numero di Alternate Takes.
Meg Rosoff ha vinto la Carnegie Medal e l’Astrid Lindgren Memorial Award, tra i premi letterari più ricchi e prestigiosi al mondo, con questa motivazione:
Meg Rosoff's young adult novels speak to the emotions as well as the intellect. In sparkling prose, she writes about the search for meaning and identity in a peculiar and bizarre world. Her brave and humorous stories are one-of-a-kind. She leaves no reader unmoved.
Se insisto è perché è molto probabile che tu non la conosca, e ne vale davvero la pena.
Qualcosa di utile
Anche tu non aspiri ad avere una scrivania minimalista? Io ammiro chi ce la fa, non ci sono mai riuscita: forse la verità è che non voglio. Ho due cose che trovo utili al punto da consigliartele: la mia torretta multipresa, chiamata affettuosamente Isengard, e i cassettini trasparenti4 per conservare le penne. Sono allergica alla polvere e questa soluzione è risolutiva. Sì, ho molte penne, ok? Di questo problema parliamo un’altra volta.
Tre link
Web Design Museum: Web Design Museum exhibits thousands of screens and videos of old websites, mobile apps and software from 1990s to mid-00s.
10 of the best sci-fi books nominated for the Booker Prizes e anche Six Booker-nominated post-apocalyptic books for fans of The Last of Us
«The most successful library services are often those that help the community meet its aspirations while also honoring the unique purpose of the library. But balancing the community’s goals and the library’s scope is not always an easy task.» Align library services with community aspirations
In ascolto
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Note
Hai notato che l’abbondanza di punti esclamativi e interrogativi è tipica nella comunicazione scritta sui social o nelle chat di un certo tipo di persone????
Una categoria a parte sono le domande senza punto interrogativo alle conferenze: quando qualcuno prende la parola non per chiedere qualcosa, ma per pretendere una fetta di palcoscenico. È un fenomeno così riconosciuto, che su Times Higher Education hanno scritto un articolo, diversi anni fa, con le domande da non fare a una conferenza.
A onor del vero ho la versione con cinque cassetti, ma non so perché abbia un prezzo senza senso, ora. Se non ti piace comprare su Amazon potresti trovare cose del genere dove vendono accessori per il bagno.
Grazie per tutti questi spunti, è ricca e arricchisce la tua newsletter.
Che puntata meravigliosa! Grazie di cuore.