Punto e a capo
L’uso della punteggiatura è fatto di regole, ma anche di convenzioni: lascia a chi scrive una discreta libertà di scelta e rivela molto della sua padronanza del testo.
Vado a mangiare nonna!
Vado a mangiare, nonna!
La situazione può diventare drammatica in un soffio, in una virgola. Ecco perché in questo numero di Alternate Takes parliamo di punteggiatura. E dato che la fine dell’anno è alle porte, un punto e a capo ci sta proprio bene.
Prima, però, ho due cose da dirti.
Un annuncio: per il 2024 ho preparato una serie di interviste a professionisti e professioniste che lavorano con la scrittura. Si intitola “Scrivere di”: se ricevi già Alternate Takes ti arriveranno anche le interviste, una ogni prima domenica del mese1. La prima è in programma per il 7 gennaio: inauguro la serie con Barbara Sgarzi e la sua scrittura intorno al vino. Nessuna meglio di lei può aiutarci a celebrare un nuovo inizio.
Un regalo: puoi scaricare un ebook con il meglio del 2023 di Alternate Takes. Dato che gli esercizi sono sempre piaciuti tanto, ne ho preparato qualcuno in più.
Sulle parole: punto. Due punti! Fai vedere che abbondiamo.
Sulla punteggiatura ho sempre visto delle grandi baruffe3. È un tema che accende le redazioni, affligge stagisti e stagiste, infiamma i grammarnazi – categoria che personalmente trovo insulsa. Quale occasione migliore per vederci chiaro e capire come evitare di venire alle mani?
Dice lo Zingarelli, vocabolario della lingua italiana:
La punteggiatura è un elemento fondamentale del testo scritto. Il suo scopo è, da un lato, di riprodurre le pause, l’espressività, l’intonazione della lingua parlata; dall’altro, di evidenziare le componenti grammaticali e sintattiche di una frase o di un discorso, separandone o segnalandone le varie parti. Poche sono le regole fisse della punteggiatura. Il suo uso dipende molto dallo stile dello scrivente, dalle sue intenzioni espressive. Si tratta comunque di uno strumento essenziale che permette di comprendere o esprimere meglio i contenuti di un messaggio.
Approfondiamo con il Prontuario di punteggiatura di Bice Mortara Garavelli:
Si dice comunemente che esistono forme diverse di punteggiatura: logica, stilistica, ritmica. Sono differenze che comportano gradi diversi di costrizione per chi scrive, corrispondenti a gradi diversi di rigidità delle convenzioni interpuntive, e quindi di libertà da queste. Libertà non significa anarchia. Ignorare le convenzioni d’uso elementari non è motivo onorevole per infrangerle. Sulle velleità scrittorie di chi non la pensa così (o non pensa nulla al riguardo) e si comporta disinvoltamente di conseguenza si è abbattuta l’ironia di scrittori grandi, consapevolmente liberi nell’interpungere a modo loro perché padroni di tutte le risorse del sistema. Leggiamo ciò che Gadda annota, «a proposito di interpunzione», sulle composizioni di alcuni dei partecipanti a un concorso letterario:
Una vaga disseminazione di virgole e di punti e virgole, buttati a caso, qua e là, dove vanno vanno, come capperi nella salsa tartara.4
Più la scrittura è formale, più vincolanti sono le convenzioni. Allora l’importante è richiamare l’attenzione su tipi e generi testuali che ammettono l’uno o l’altro modo di interpungere. E sui diversi modi di scrivere, secondo il variare della situazione comunicativa (destinatari, rapporti e legami personali fra chi comunica, occasioni, argomenti e altro ancora) all’interno dello stesso genere. […] È questo che si tiene presente quando si discorre di valori e di impieghi delle unità interpuntive, con intento descrittivo, non prescrittivo. Gli eventuali giudizi sul grado di accettabilità dei modi di interpungere sono sempre relativi alle svariate situazioni del discorso.
Sì, lo so. Il Prontuario è proprio tecnico. Ma vogliamo considerare la bellezza della precisione del verbo “interpungere”? Quello che Garavelli ci spiega è che la punteggiatura è un insieme di convenzioni più o meno rigide a seconda del tipo di testo e del contesto della scrittura.
Ah, il contesto. Sempre lui.
Questo non significa che non esistono errori, nell’uso della punteggiatura, ma che in molti casi si tratta di questioni opinabili, legate allo stile o al gusto.
Nella mia esperienza, il segno che più anima le discussioni è la virgola.
Fino all’ultima virgola
La virgola delimita un confine: coincide con una pausa breve nella pronuncia della frase, tra una parola e l’altra o tra le proposizioni di un periodo. Sugli spartiti musicali segnala lo spazio del respiro: è usata anche da chi non suona strumenti a fiato, per ricordare una possibilità espressiva. Ma torniamo alla scrittura e vediamo qualche caso d’uso tra i più semplici.
Elenchi: la virgola separa gli elementi tranne l’ultimo, di solito preceduto da “e” oppure “o”. Ho comprato mele, arance e pere.
Incisi: le virgole isolano parti di una frase che offrono informazioni aggiuntive ma non essenziali. Fabrizio, il mio migliore amico, viene a trovarmi domani.
Proposizioni: si possono separare con la virgola più proposizioni indipendenti che compongono una frase. Ho finito di lavorare, vado in piscina.
Discorso diretto: nei dialoghi la virgola separa il discorso diretto dal resto della frase. “Come stai?”, chiese.
Aggettivi: quando due o più aggettivi qualificativi di pari livello si riferiscono allo stesso nome si separano con la virgola. Una casa grande, luminosa, accogliente.
Nei modi di dire, la virgola è un simbolo di precisione e di dettaglio, a volte in positivo, a volte in negativo.
Ho letto tutto il documento, virgole comprese.
Non modificare nemmeno una virgola.
Non possiamo discutere sempre di ogni virgola, non finiamo più!
Ci sarebbero da descrivere molti altri casi d’uso della virgola, ma sono convinta di aver ottenuto già una decina di unsubscribe, arrivata a questo punto: non mi ci addentro.
Riposati un attimo con Anna Marchesini, poi ripartiamo.
I casi in cui la virgola non si usa, invece, sono più spinosi: l’errore c’è quando si separano blocchi sintatticamente unitari. Vediamone alcuni tra i più netti.
Tra soggetto e predicato: non si scrive Paolo, uscì di corsa, ma nemmeno Uscì di corsa, Paolo. Nel secondo caso potrebbe essere una questione opinabile, se per esempio l’intento è dare maggiore rilievo al soggetto isolandolo e mettendo in evidenza che a uscire di corsa è stato proprio Paolo e non un altro.
Tra predicato e oggetto: non si scrive Elena mangia, una mela e nemmeno Una mela, mangia Elena. Anche qui, nel secondo caso vale l’eccezione vista al punto sopra5.
Bice Mortara Garavelli elenca e risolve alcuni dubbi sull’uso delle virgole: riporto la lista per condividere il senso della varietà e complessità dell’uso di questo segnetto.
In quali casi una virgola non si mette e in quali invece si può, o si deve, mettere immediatamente prima della congiunzione e?
Come comportarsi con ma, né, sia, o?
Con quale criterio si decide se separare con una virgola i sintagmi o le frasi che esprimono le svariate circostanze (tempo, luogo, causa, ecc.) all’inizio di enunciati?
Quando la virgola può e quando non può essere posta tra soggetto e verbo, oppure tra verbo e oggetto, diretto o indiretto, o tra un verbo di forma passiva e il suo complemento di agente?
C’è una norma che ne regoli l’uso davanti a un pronome relativo?
In quali casi invece di una virgola occorre usare un punto e virgola?
Potremmo continuare, ma mettiamo il punto con Totò.
Segnetti rivelatori
Le decisioni sulla punteggiatura prese da chi scrive rivelano, «in positivo o in negativo, qualcosa di essenziale sull’organizzazione del discorso, sull’architettura e sugli snodi degli enunciati; evidenzia[no] le eventuali incoerenze nel graduarne i componenti e nel metterli in relazione reciproca», dice Garavelli.
Se ciò che intendiamo scrivere ha una struttura difettosa, questo sarà evidente dalla nostra difficoltà a gestirne la punteggiatura. Il suo ruolo nella scrittura è dare a chi legge indicazioni sull’architettura del testo, mettendo in evidenza gli elementi costruttivi e le giunture.
L’associazione scolastica della punteggiatura con le pause del discorso può creare un’altra difficoltà, dal momento che tra linguaggio scritto e parlato ci sono differenze sostanziali, da questo punto di vista. L’esempio più evidente di questa discrepanza è la difficoltà che incontriamo quando dobbiamo trascrivere in modo fedele un discorso orale e spesso sentiamo quasi il bisogno di nuovi segni per riuscire a ottenere la maggiore rispondenza possibile al parlato.
Il fatto che l’uso della punteggiatura sia fatto sì di regole, ma anche di molte convenzioni, lascia a chi scrive molta libertà di scelta. E si sa che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, figurati da piccoli segnetti su un foglio.
Vuoi lavorare sulla punteggiatura dei tuoi testi? Scrivimi, possiamo parlarne.
Esercizi
Acchiappa il primo libro che hai nei paraggi. Scegli una pagina e leggila ad alta voce, rispettando la punteggiatura. Ora mettila in discussione e rivedi la punteggiatura: quando hai finito leggi di nuovo ad alta voce. Com’è andata?
Rivedi questa newsletter. Con le virgole sono parsimoniosa, a volte troppo. Cosa cambieresti?
Ritrova quel libro che ti è rimasto impresso per i periodi lunghi e complessi. Prova a rivedere un paragrafo e a renderlo più leggero usando diversamente la punteggiatura.
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email, sono contenta di discuterne insieme.
Un libro
Di Tempo di Seconda mano dice Svetlana Aleksievič, premio Nobel per la letteratura nel 2015:
Io chiamo quello che faccio “romanzo di voci”, alcune recensioni europee hanno parlato di “romanzo antropologico”. Il mondo cambia rapidamente, l’estetica viene influenzata anche dall’attualità. Tra 50 anni qualcuno scriverà un romanzo epocale su quello che stiamo vivendo oggi, come Tolstoj raccontò la guerra con Napoleone a fine Ottocento. Ma il ritmo di Tolstoj non è più adatto a quello che siamo oggi. La verità della letteratura arriva in ritardo, i libri sul Gulag emersero negli Anni ‘90, i lettori erano troppo presi da altri problemi, non li hanno letti bene. Io lavoro sul presente e cerco forme nuove per raccontarlo. Diciamo che il metodo con il quale raccolgo il materiale è giornalistico, il metodo con il quale lo rielaboro è letterario.
Aleksievič fonde l'intimità del racconto personale con la profondità dell'analisi storica e sociale, creando opere che sono sia profondamente personali sia universalmente rilevanti. Il suo stile mescola giornalismo, storia orale e letteratura: usa le parole dei suoi intervistati per creare un tessuto narrativo che va oltre il semplice racconto storico, dando voce a coloro che raramente vengono ascoltati nella narrazione storica tradizionale.
Qualcosa di utile
Natale è passato da due giorni e siamo già in odore di buoni propositi. Per l’anno prossimo potresti considerare alcuni abbonamenti.
- , di : riflessioni su dati, data visualization, algoritmi e tecnologia. Faccende complicate che abbiamo bisogno di capire con chiarezza.
- , di : oltre che scrivere benissimo e capirne a pacchi di musica, Federico mi permette di non sembrare la vecchia rimbambita che sono e avere almeno un’idea della musica del 2023 (che per me, altrimenti, potevamo fermarci al 1996).
- , di : leggere con le figure, animalini, antropologia, podcast. Una mail al mese, in genere. L’abbonamento corrisponde al suo Patreon: date un’occhiata all’offerta, che ci sono cose.
- : una newsletter che punta il riflettore sulle parole di scrittrici non troppo note dell’universo letterario contemporaneo.
Internazionale: mea culpa, io non seguo troppa informazione. Sono abbonata felicemente alla versione digitale di Internazionale da due anni, ed è la misura giusta per me. L’abbonamento è più che onesto: se vuoi risparmiare qualcosa tienilo d’occhio e aspetta gli sconti.
Forse invece è un periodo in cui bisogna che tu stia attento o attenta alle spese. Se non ce l’hai, regalati la tessera della biblioteca più vicina: spero che ce ne sia una dalle tue parti.
Tre link
Open Culture: «Open Culture scours the web for the best educational media. We find the free courses and audio books you need, the language lessons & educational videos you want, and plenty of enlightenment in between.»
Giochini! Giochini!
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
Note
Se non vuoi riceverle puoi annullare l’iscrizione solo alla parte delle interviste dalle impostazioni. Viceversa, puoi annullare l’iscrizione ad Alternate Takes, e ricevere solo le interviste. Ma non lo fare, dai.
Qualcosa non funziona? Fammi sapere!
«Baruffa: alterco rumoroso fra più persone che finiscono per venire alle mani», dice l’Oxford Languages gentilmente offerto da Google.
Conforti della poesia, «La fiera letteraria», IV, 29, 1949
Potremmo dilungarci con le obiezioni sulla chiarezza determinata dall’ordine degli elementi in questa frase, ma oggi fermiamoci alle virgole, eh?
Grazie Leti! Da assidua utilizzatrice delle biblioteche sposo entrambe le versioni dei tuoi messaggi con entusiasmo.
Aspetto con ansia il punto e virgola