La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo crudeleQuesta o quella, Rigoletto
L’ultima volta che ho inviato una newsletter era il 2019, il mio blog – ora in pausa – era ancora più o meno funzionante e una raffica di starnuti non ci preoccupava più di tanto. Come passa il tempo quando ci si diverte, eh?
Non farò il mio diario della pandemia, siamo ben oltre il tempo massimo. Però posso dirti che sono molto emozionata di scriverti di nuovo: sono tra quelle persone per cui tornare alla vita sociale risulta difficile. Anche scriverti, per me, lo è.
Grazie per essere qui, mi fa piacere.
E ora cominciamo.
Sulle parole: il linguaggio specialistico
Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro in pochissimi.
Galileo Galilei
Ho tenuto di recente un corso di formazione in quattro appuntamenti per una grande azienda che si occupa di “soluzioni digitali per la gestione del business di imprese e professionisti”: le virgolette indicano il modo in cui loro stessi si descrivono sul loro sito. L’appuntamento su cui ho lavorato più volentieri, considerato il tipo di azienda, riguardava il linguaggio specialistico: ti lascio alcuni appunti dalla lezione.
Tecnicismi e tecnicismi collaterali
Quando leggi “linguaggio specialistico” probabilmente ti viene in mente la parola tecnicismi, e non le associ un valore positivo. In realtà, tra le parole tecniche, abbiamo bisogno di distinguere quelle preziose da quelle che in effetti non sono necessarie e oscurano la chiarezza del testo.
Le parole tecniche preziose sono quelle che, nell’ambito di una certa disciplina, offrono il vantaggio di una precisione inequivocabile. Sono utili alle persone esperte, che hanno gli strumenti per comprenderle, e anche a quelle che non lo sono, perché non lasciano spazio a dubbi e ambiguità. Usate con accortezza e spiegate alla prima occorrenza, se necessario, sono una leva interessante per migliorare la chiarezza di un testo, in base al contesto di riferimento e al tipo di persone che lo leggeranno.
Ci sono poi quelli che vengono definiti tecnicismi collaterali: saperli distinguere e sfoltire è il primo passo per restituire valore al linguaggio specialistico. Certo, anche i tecnicismi collaterali hanno una funzione: mantengono il testo su un certo livello stilistico, circoscrivono un dominio di competenza e – di fatto – marcano una distanza nei confronti dell’interlocutore inesperto. In altre parole: escludono.
L’effetto respingente dei tecnicismi collaterali è rinforzato da tipi testuali diversi a seconda della disciplina: ognuna ha regole proprie, prassi retoriche e stili di scrittura caratteristici che cambiano anche a seconda della specifica situazione comunicativa. Il foglietto illustrativo di un medicinale, per esempio, è diverso da una cartella clinica o da un articolo di ricerca.
I tecnicismi collaterali sono una componente essenziale dei linguaggi specialistici che hanno più a che fare con la vita quotidiana: il diritto – e a cascata l’amministrazione e la burocrazia –, la medicina e, per alcuni aspetti, l’economia. Non è un caso che ci riferiamo in modo negativo ai linguaggi specialistici legati alle scienze umane e sociali: abbiamo il legalese, il burocratese, ma raramente il matematichese o il fisichese.
Il linguaggio specialistico, nel complesso delle sue caratteristiche, ha una funzione: comunica autorevolezza, serietà scientifica. Tra tre medici che dicono il paziente ha la bua al pancino, il paziente ha un forte mal di pancia e il paziente accusa intensi dolori addominali, tendiamo a fidarci di più del terzo.
Tuttavia è nell’area dei tecnicismi collaterali che possono affollarsi e proliferare parole difficili non necessarie, che un po’ alla volta finiscono col formare un vero gergo. Un gergo è soprattutto un’uniforme linguistica della quale i gerganti (cioè coloro che usano i gerghi) si compiacciono e grazie alla quale si riconoscono. Il gergo traccia una linea di separazione tra un dato gruppo e il resto della società: è questa, secondo molti linguisti, la sua funzione essenziale.
Riprogettare il linguaggio specialistico
Quando lavoriamo per migliorare la chiarezza del linguaggio, ci rendiamo conto che non possiamo evitare di intervenire anche sul modo in cui le informazioni sono organizzate nello spazio. La loro organizzazione, infatti, determina le relazioni tra le informazioni, e quindi il modo in cui noi possiamo interagire con loro, e comprenderle.
Legal design, semplificazione delle comunicazioni intorno alle forniture di energia, servizi della pubblica amministrazione, sono tutti esempi della stretta relazione tra linguaggio e design quando si tratta di ottenere la maggior chiarezza possibile per le persone.
Esercizi
Prendi il foglietto illustrativo del primo farmaco che hai a disposizione. Sottolinea tutte le parole che ti sembrano tecniche e cercale nel dizionario per approfondire il significato e capirne il valore.
Ora evidenzia tutte le frasi che ti sembra possibile scrivere in un modo più semplice; prova a riscriverne tre.
Guarda lo stesso foglietto illustrativo: ti sembra che si potrebbero disporre diversamente le informazioni nello spazio, per renderle più chiare? Disegna su un foglio la tua idea, per capire se funziona.
Fonti
Stefano Telve, Lessico specialistico, Le parole dell’italiano, Corriere della Sera, 2020.
Gianluca Lauta, Gergalismi, Le parole dell’italiano, Corriere della Sera, 2020.
Un libro
Di Roy Peter Clark dicono che sia l’America’s Writing Coach. Non “un”, “il”. Be’, che fosse un caposaldo del genere io l’ho scoperto dopo aver letto Writing Tools. 55 Essential Strategies for Every Writer. In questi libri, che spesso finiscono per assomigliarsi tutti, cerco spunti di metodo per gli esercizi di scrittura. Ne ho apprezzato la praticità, il tono asciutto e al tempo stesso accogliente, oltre all’assenza di toni da santone – hai presente quali? Quelli che dicono “scrivi tre righe al giorno e vedrai unicorni e arcobaleni!”.
Per esempio, in “Preferisci il semplice al tecnico”, propone questo esercizio (p. 62), perfetto per lavorare sul linguaggio specialistico.
Revisiona un testo che ritieni poco chiaro, denso di informazioni. Un modulo per le tasse, per esempio, o un contratto. Studia la lunghezza delle parole, delle frasi e dei paragrafi. Che cosa osservi?
Qualcosa di utile
Se usi Chrome e come me ti dimentichi su quale delle mille app hai salvato il link di una pagina per leggerlo dopo (read it later, for a later that never comes, non ricordo più dove ho letto questa battuta), forse ti è utile sapere che hai a disposizione un elenco di lettura: un po’ brutale ma pratico. Se anche tu vorresti esportare la lista per sfruttarla altrove, magari per catalogare i link e usarli in modo intelligente, ho trovato un tutorial: non era così semplice capire come fare.
Tre link
Andy Fitzgerald on Structured Content: the job of structuring and communicating content is going to be around for a long time. Una conversazione tra Jorge Arango e Andy Fitzgerald: è un podcast, c’è anche la trascrizione.
Getting intentional with type. «At our last company offsite, we were admiring a design exploration when someone asked: what if we only used type?»
Accessibility vs Emojis. Perché non è una buona idea sostituire i punti elenco con le emoji. E molto altro, ovviamente.
welcome back!
Bentornata, ci eri mancata. :-)