Leggere le figure: intervista a Paola Parazzoli
«Per me non esistevano libri per bambini e libri per bambine. Solo storie interessanti, e questo bastava.»
“Leggere” è una serie di interviste dedicate alla lettura. Parlo con persone che leggono come parte del loro lavoro per conoscere le loro abitudini e tecniche. Arriva ogni prima domenica del mese ed è un ramo di Alternate Takes, la mia newsletter.
In questo appuntamento incontriamo Paola Parazzoli: si presenta molto bene da sé, rispondendo alla prima domanda dell’intervista1. Anni fa, a una presentazione alla Libreria per ragazzi Giannino Stoppani di Bologna, durante i giorni della Fiera, eravamo sedute vicine, mentre aspettavamo che si cominciasse. Avevo comprato il catalogo per i cinquant’anni della Mostra degli Illustratori, e Paola me lo chiese per sfogliarlo. È un catalogo di 192 pagine: per ciascun illustratore o illustratrice, quasi per ogni illustrazione, aveva un’informazione, un ricordo, un aneddoto, una chiave di lettura da propormi. Che privilegio il mio, di poterla ascoltare. L’ho intervistata per poterlo condividere.

Ciao Paola, mi racconti di te?
Sono nata nello stesso anno dell’AMZ, Casa Editrice per ragazzi fondata nel 1955 a Bologna dal fratello di mia madre e dal nonno2.
È grazie a lei se sono cresciuta tra i libri. Da Bologna, nel giro di poco, la AMZ si è trasferita a Milano e la sua sede era vicino alla casa dei nonni. Quando andavo a trovarli era frequente una passeggiata alla casa editrice. Avevo interi scaffali di libri a mia disposizione, e poiché ancora non sapevo leggere, sfogliavo gli album illustrati e guardavo le figure. E l’amore per le figure mi è rimasto sempre. In quella sede, da piccola, ho conosciuto molti illustratori, creatori del mio mondo incantato. Ricordo tra tutti Grazia Nidasio, autrice della Stefi e di Valentina Mela verde. Lo zio mi portava da lei a Pavia, e mentre loro parlavano di lavoro io giocavo nel suo giardino.
Ho proseguito gli studi avendo sempre in testa i libri, così mi sono iscritta a Lettere con indirizzo in Storia dell’Arte, altra grande passione. In contemporanea ho iniziato a lavorare in AMZ come apprendista redattrice. Allora non c’erano corsi per editor o master, e non c’erano stage, si faceva tirocinio partendo dalla gavetta. I primi tempi mi limitavo a correggere le bozze, attenta a che le correzioni non compromettessero troppe righe: il linotipista doveva infatti sfilare le righe di piombo dal pacchetto-pagina e sostituirle con le nuove righe corrette. Mi sembra di parlare di preistoria, eravamo negli anni 70. La fotocomposizione è arrivata a ruota. Ma anche se per poco, la linotype mi ha insegnato a essere più attenta nella lettura.
Lavorando e studiando sono arrivata alla tesi. Il mio professore di storia dell’arte, Luigi De Vecchi, mi propose una tesi sull’illustrazione editoriale. In quegli anni in Italia non c’erano testi o saggi specifici, soltanto Guardare le Figure di Antonio Faeti e i primi volumi monografici dedicati ai “grandi dell’illustrazione” di Paola Pallottino. Devo moltissimo a Paola, che ha seguito passo passo la mia tesi, forse la prima sull’argomento: Artisti e figurinai della Biblioteca Salani Illustrata, collana di 600 titoli a cavallo tra fine Ottocento e Novecento. Da qui, dopo l’università, è proseguito il mio lavoro di redattrice e poi di editor in altre case editrici, sempre lavorando sui libri per ragazzi: racconti, romanzi e moltissimi albi illustrati, i quali, negli ultimi venti anni, sono centuplicati e hanno raggiunto il pubblico adulto, oltre a quello dei ragazzi.
I Picture books, o meglio i libri a figure, oggi vedono bibliografie, saggi e testi critici a loro dedicati; il loro incremento ha portato moltissimi giovani e non più giovani a frequentare scuole e corsi per diventare illustratori professionisti, sperando in un lavoro promettente, creativo e ben remunerato. Ma sappiamo che non è così. I libri del settore infanzia crescono e si cercano nuovi illustratori, ma l’offerta spesso supera il bisogno, e purtroppo gli illustratori sono una categoria tra le peggio pagate.
Da oltre quindici anni insegno in qualità di editor in una delle maggiori scuole di illustrazione italiane, Ars in Fabula, dove seguo i progetti libro degli allievi.
Cerco sempre di incentivarli ma anche di presentare loro quali sono le difficoltà del mestiere. Pubblicare significa lavorare moltissimo, e fare promozione del proprio lavoro: occorre molta tenacia.
Quanto è importante la lettura nelle tue giornate?
La lettura prende molta parte della mia giornata e questo mi riporta a un ricordo dell’infanzia. In cucina, luogo più intimo e aggregante della casa, avevo il mio angolo: una seggiolina e un tavolino accanto alla portafinestra che dava sul balcone. Quando non ero in cortile a giocare con gli altri bambini, trascorrevo interi pomeriggi a leggere. Su quel tavolino sfogliavo gli albi illustrati con molte figure e poco testo e dopo aver imparato a leggere, le prime storie, il Corriere dei Piccoli, le collezioni di fiabe, e i romanzi dedicati ai ragazzi: Mary Poppins, Piccole donne, Il piccolo Lord, Il giro del mondo in 80 giorni, L’isola del Tesoro, Pollyanna, Il Giornalino di Giamburrasca, Le avventure di Tom Sawyer, Pippi Calzelunghe, per citarne solo alcuni. Anche quelli erano illustrati con tavole in bianco e nero e a colori.
Per me non esistevano libri per bambini e libri per bambine. Solo storie interessanti, e questo bastava.
Come scegli le tue letture? Quali criteri usi?
Sono onnivora e disordinata, a tavola e nella lettura. Leggo moltissimi romanzi di tutti i generi. Poiché sono molto legata al mondo dei ragazzi, per tenermi aggiornata e per pura passione leggo albi a figure e amo soprattutto quelli in cui trovo perfetta intesa e coesione tra parole e immagini. Leggo saggi sulla letteratura per ragazzi e sull’illustrazione. Inoltre mi interessano i libri dedicati alle piante e alla natura, saggi e biografie sulla vita di artisti e pittori. E ogni tanto sento l’esigenza di leggere poesia.
Che tipo di testi leggi più spesso?
Romanzi e libri a figure. Amo da sempre le storie e mi ci perdo completamente. Non saprei vivere senza le storie di tutti i generi.
Hai un metodo di lettura specifico legato alla tua professione?
Quando leggo, soprattutto se il libro mi appassiona, sottolineo con la matita i punti più interessanti e annoto frasi e riflessioni in margine. Deformazione professionale che mi è rimasta da quando correggevo e facevo editing sui dattiloscritti. Inoltre non ho mai smesso di dare la caccia ai refusi, anche se leggo sotto l’ombrellone o sdraiata su un prato.
Su che strumenti leggi in genere? Perché li preferisci?
La carta è sempre prediletta, ma quando viaggio carico il Kindle di libri. All’occorrenza leggo anche sul computer e sul cellulare, soprattutto riviste e quotidiani.
Le tue abitudini di lettura sono cambiate nel tempo? Quali sono stati i cambiamenti più significativi?
Sinceramente no. Non ho subìto grandi cambiamenti. Da ragazzina ero forse più maniacale. Se mi piaceva un autore lo leggevo tutto: così per Cronin a 13 anni, seguito da Steinbeck, Hemingway, Dostoevskij, Jane Austen che tuttora rileggo ciclicamente. Sono sempre stata ingorda. Ricordo che quando sono usciti gli “Oscar Mondadori” i miei genitori li avevano collezionati tutti. Dopo i dodici anni ho iniziato a sottrarli dalla libreria di casa: li leggevo di nascosto, a letto sotto le coperte con la pila. Ricordo di aver letto Un Amore di Buzzati capendoci ben poco.
Organizzi in qualche modo il tempo che dedichi alla lettura?
No, anche se ci sono giornate durante le quali sono occupata in altro, trovo sempre lo spazio per leggere: al mattino prima di alzarmi e alla sera prima di dormire.
Come decidi quali parti di un testo meritano una lettura approfondita e quali una lettura più veloce?
Non riesco a selezionare: sia che legga per piacere personale sia per motivi di studio, sono abituata a leggere tutto, in modo minuzioso.
Certo, quando in redazione leggevo i dattiloscritti, ovvero le tante proposte di novelli e sconosciuti autori, facevo una lettura selettiva. Solitamente già dall’incipit e dalle prime pagine si può capire se il testo è scritto bene, se la trama è avvincente. A quel punto se il testo vale una possibile pubblicazione, si legge in modo approfondito, per poi passare all’editing vero e proprio.
Ci sono differenze tra il tuo modo di leggere per lavoro o per piacere? Ci sono casi in cui si influenzano a vicenda?
Sempre i due modi si influenzano a vicenda. E se acquisto un libro che è mal scritto o mal tradotto, o che banalmente non piace e mi annoia a volte lo abbandono, anche se per senso del dovere, cerco di leggerlo fino alla fine. Ho rispetto per chi scrive, anche se vi sono fin troppi scrittori improvvisati o libri molto pubblicizzati che si rivelano inutili.
Come ti comporti quando devi affrontare una grande quantità di materiale da leggere?
Mi è capitato in passato, quando lavoravo in redazione. Ho già parlato della quantità di proposte di lettura che arrivano, e questa è solo una piccola parte del lavoro di redazione. Senza farsi prendere dal panico, si cerca di iniziare con le priorità, organizzare il lavoro e rispettare le scadenze di consegna. Grazie al cielo, in redazione esiste la presenza indispensabile della segretaria di redazione. Sono sempre stata salvata dai calendari di lavorazione.
Prendi appunti mentre leggi? Usi strategie o tecniche per organizzare, memorizzare e ritrovare le informazioni importanti?
Come ho detto, quando leggo un libro che cattura la mia attenzione lo sottolineo e prendo appunti in margine. Ho anche una serie di quaderni dove annoto pensieri, o frasi che mi hanno catturato. Per esempio, se leggo una saggio su un artista o un illustratore prendo appunti per poi parlarne ai miei allievi. Così faccio anche con gli illustrati: attacco post-it sulle illustrazioni che mi sembrano più significative. Però poi capita di non ricordarmi su quale quaderno ho segnato le informazioni importanti.
Raccontami di due libri: quello che hai sul comodino e quello che consigli a tutti di leggere.
Sul comodino ho sempre una pila di libri. Leggo più di un libro alla volta: ora sto rileggendo Le parole per dirlo di Marie Cardinal; Storia di un corpo di Daniel Pennac e Visus di Riccardo Falcinelli.
Consigli di lettura: alle bambine e bambini consiglio tutti i libri di Astrid Lindgren, di Ulf Stark e dell’intramontabile Roald Dahl. Tra gli autori italiani tutti i racconti di Rodari. Tra i libri e gli albi a figure qualche titolo: Viaggio incantato di Mitsumasa Anno. Il segreto di Rosie di Sendak e Le storie di Orsetto di Minarik e M. Sendak. Il Mondo di Beatrix Potter, il volume che contiene tutti i racconti e le sue deliziose illustrazioni. Pluk e il Grangrattacielo e Isotta di M.G. Schmidt e Fiep Westendorp. L’onda e L’ombra di Suzy Lee. Niente baci per la mamma e I tre briganti di Tomi Unger. Gli Uccelli di Zullo e Albertine. Io e Pepper di Beatrice Alemagna. La grande domanda di Wolf Elbruck. Questi citati sono solo un minuscolo e forse arbitrario campione. Sono tantissimi i libri che vorrei suggerire.
Agli adolescenti, anche se non ho mai amato particolarmente gli Young Adults, invenzione americana degli ultimi anni dedicata a loro, consiglio i libri Aidan Chambers: per esempio Cartoline dalla terra di nessuno, Questo è tutto. Dopo Il giovane Holden di Salinger, Aidan Chambers e John Green sono, secondo me, tra gli scrittori contemporanei che più hanno saputo comprendere il mondo e i sentimenti degli adolescenti.
Ho sempre avuto uno sguardo scettico sui libri a tema pensati e scritti a tavolino per i ragazzi, per esempio le centinaia di titoli usciti su argomenti quali inclusione, bullismo, shoah, mafia, migrazione, e penso che proporli a scuola non li renda più interessanti o più amabili. Soprattutto non si possono imporre come ulteriore materia di studio. I ragazzi non hanno più voglia di leggere, sono pochissimi i lettori dopo i tredici anni. Credo sia necessario affrontare con loro un dialogo sincero, aprire spiragli per andare incontro ai loro interessi reali, ai loro timori, alle paure, a come vivono questo pesante clima di incertezza esploso dopo il Covid. E che cosa intendono per conoscenza e quali sono gli strumenti che usano e privilegiano per sapere, che rispondono alle loro curiosità. Da qui è possibile partire insieme per una ricerca sugli strumenti, possibili suggerimenti e selezione di letture. Ricreare luoghi di dibattito e di incontro per trovare i fondamenti di una nuova cultura.
Non riesco invece a dare un consiglio di lettura agli adulti. Di volta in volta mi sono innamorata di molti libri. Ho già detto che ciclicamente rileggo tutti i libri di Jane Austen perché mi rasserena, ma consiglio a tutti di rileggere I promessi Sposi e l’Odissea. Lontano dai banchi di scuola sono tutta un’altra cosa.
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Su Topipittori c’è un articolo che parla del lavoro di Paola per il volume Raccontare gli alberi che inquadra bene il suo lavoro come editor.
Dovremmo metterci all’opera per creare una pagina Wikipedia per AMZ Editrice. Ti rinfresco la memoria con una carrellata di copertine “vintage” su IBS. Qui trovi un’altra chicca.
Bellissima intervista e per i generosi consigli finali!