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feb 28·modificato feb 28Messo Mi piace da Letizia Sechi

Nel mio ambito si fa uso (e abuso) del Cynefin* framework per distinguere scenari semplici, complicati, complessi e caotici per ragionare sulla applicabilità di diversi modi di lavorare ai livelli crescenti di incertezza e disordine (banalmente: mi serve un manuale o mi serve un esperimento?).

Chi sa il latino mi ha inoltre spiegato che l'etimo delle parole complicato e complesso, che spesso usiamo in modo intercambiabile, in realtà svela differenze sostanziali (ciò che è complicato/piegato può essere spiegato, complesso/complexus è tutto attorcigliato, non si può spiegare semplicemente).

*cynefin è una parola gallese che significa più o meno "the place of your multiple belongings", che trovo concettualmente molto bello

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Non conoscevo Cynefin e approfondirò! Sulle etimologie è proprio vero, e illuminante. Grazie Davide!

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Grazie, Letizia. Anche dopo aver letto questo tuo post, non posso fare a meno di paragonare ciò che porti tu con la mia esperienza didattica. Pensa che ho sempre 'accolto' gli studenti in prima media raccontando che ciò che avremmo incontrato nei tre anni sarebbe stata la complessità! Proprio perché 'fare' matematica dopo la primaria significa scoprire RELAZIONI (ah... quanto amore per 'quel' Poincaré!), mettere in ordine INFORMAZIONI, creare e svolgere TESTI. La grammatica di numeri e forme è del tutto affine alla sintassi del periodo...

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Trovo che sia un'ispirazione meravigliosa. Grazie Simona, e fortunate le tue classi!

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feb 21Messo Mi piace da Letizia Sechi

"How to make sense of any mess" - Abby Covert.

Altra fonte speciale riguardo questo tema. Anche lei nelle primissime pagine del libro definisce subito il fatto che una cosa può essere semplice o complicata, ma la complessità è ovunque.

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