Cercare, esaminare, sintetizzare
Che valore ha la selezione dei contenuti in un mondo immerso nelle storie? Parliamo di content curation.
Liberate nella distesa sconfinata delle differenze umane interconnesse, le idee si diramano senza fine. Non esistono idee isolate, né ci sono mai state; esistono solo ragnatele di idee.
David Weinberger
La content curation è una delle prime cose di cui ho imparato a occuparmi al lavoro: non sarò mai grata abbastanza a chi mi ha mostrato come fare, offrendomi un modo significativo per vivere nella parte abitata della rete. È un punto fermo in ogni mio corso sull’editoria digitale. Osservo chi mi ascolta e chiedo: ne avete mai sentito parlare? Mi colpisce il fatto che quasi mai la risposta sia sì. Lo chiedo anche a te, sono curiosa.
Prima di cominciare, sono contenta di segnalarti la mia intervista pubblicata da UXU Edizioni, con cui collaboro felicemente dal 2018. Abbiamo parlato del mio percorso professionale e del mio lavoro per loro; del rapporto con gli autori; di libri, progetti, passioni. La trovi sul loro sito: L’editoria come sistema di relazioni.
Sulle parole: il valore della selezione
Per definire cosa sia la content curation mi faccio aiutare da Raffaele Gaito.
La traduzione di content curation è esattamente “cura dei contenuti”, ma nel suo significato indica una complessa opera di ricerca e monitoraggio delle fonti, attenta lettura e selezione dei contenuti, condivisione, commento e contestualizzazione degli stessi.
Parlarne dal punto di vista della tecnica di marketing mi interessa poco, lo confesso. Per farti capire il valore della curation, anche se non lo misuriamo in conversioni, ti faccio un esempio. Diciamo che vorresti iniziare a leggere letteratura russa, ma ti spaventa la mole delle opere e temi di disamorarti prima di iniziare. Hai un amico o un’amica, però, che ne ha divorato migliaia di pagine, e chiedi un consiglio. Lui o lei ti farà diverse proposte che ritiene adatte*. Ecco, semplificando parecchio, è così che funziona la curation: una selezione autorevole di contenuti rilevanti e contestualizzati per un pubblico specifico, fatta da una persona specializzata o esperta in un certo argomento.
Nei corsi di editoria digitale parlo di curation quando spiego come cambiano i valori per l’industria editoriale nel passaggio dal mondo analogico a quello digitale. Sono convinta che la curation sia una competenza chiave, in grado di mantenere rilevante e autentico il ruolo dell’editore. Nell’abbondanza frastornante di contenuti in cui viviamo immersi, l’editore è – dovrebbe essere – un segnale chiaro, riconoscibile, che aiuta a comprendere la realtà: lo stesso ruolo che attribuiamo alle storie. L’editore stesso è, potremmo dire, una metastoria: la sua selezione di storie ci aiuta a ricomporre la realtà sempre più frammentata e a comprendere il mondo; mostrandoci le relazioni all’interno della sua collezione crea nuovo senso e nuovo valore.
Una battuta che ormai la leggenda attribuisce a vari maestri dell'editoria, da Arnoldo Mondadori a Valentino Bompiani. Una signora chiede che cosa faccia un editore. Scrive libri? No, risponde l'editore, quelli li scrivono gli autori. Allora li stampa? No, quello lo fa il tipografo. Li vende? No, lo fa il libraio. Li distribuisce alle librerie? No, quello lo fa il distributore. E allora che cosa fa? Risposta: tutto il resto.
Oliviero Ponte di Pino, I mestieri del libro
Bene. Quindi, come si fa a lavorare sulla curation? Ce ne facciamo qualcosa anche se non siamo editori o divulgatori? Come mi ha insegnato un amico sviluppatore, alcune cose si capiscono meglio se si ha un problema concreto da risolvere. In questo caso abbiamo bisogno di un argomento su cui ragionare: dato che siamo qui, scegliamo la scrittura. Ora costruiamo tre brevi storie intorno a quattro domande, per avere qualche idea di contesti in cui le competenze che servono per lavorare sulla curation tornano utili.
Perché stiamo lavorando sulla scrittura?
A che livello sono le nostre conoscenze pregresse sull’argomento?
Stiamo esplorando un tema nuovo da zero e abbiamo bisogno di uno sguardo generale, oppure stiamo approfondendo qualcosa di specifico?
A chi ci rivolgiamo?
Prima storia
Maria tiene corsi di scrittura creativa. Ha bisogno di contenuti sia per le lezioni, sia per promuovere il suo lavoro. Ha letto molti manuali sull’argomento e frequentato lei stessa dei corsi. Ha una newsletter in cui propone anche contenuti in abbonamento. Il suo bisogno principale è raccogliere esempi su cui lavorare, proporre tecniche efficaci, esercizi coinvolgenti e non banali ai suoi abbonati.
Seconda storia
Anna si occupa di comunicazione della scienza: è una biologa. Scrive su riviste specializzate, ha una rubrica di recensioni di libri su una testata generalista, fa divulgazione attraverso social media e newsletter. Ha bisogno di lavorare con costanza sulla chiarezza del linguaggio e di adattare i contenuti più complessi in modo che siano utili anche per chi non è specialista.
Terza storia
Andrea insegna italiano alle scuole medie. Ha bisogno di contenuti per le lezioni, di tenersi aggiornato sui metodi di insegnamento più attuali e di scoprire e comprendere linguaggi e contenuti vicini all’esperienza dei ragazzi.
Riesci a immaginare una storia come queste, riflettendo sulle tue esigenze? Provaci, se vuoi, e proviamo a proseguire. Torniamo alla definizione di Gaito, è una scaletta perfetta dei prossimi passi:
ricerca e monitoraggio delle fonti,
lettura e selezione dei contenuti,
condivisione, commento e contestualizzazione.
Seguiamola.
Ricerca e monitoraggio delle fonti
Cercare, esaminare e sintetizzare
Trovare fonti non è la parte difficile. Trovare fonti di qualità lo è. Per padroneggiare la content curation dobbiamo affinare la capacità di leggere quelli che Baron chiama testi multipli: frammenti di contenuti in diversi formati (articoli, libri, video, post, per esempio). In Come leggere, Baron ci ricorda che diventare navigatori esperti della rete non è semplice. Cercare, esaminare e sintetizzare sono le tre competenze necessarie per navigare abilmente tra testi multipli.
Quando si tratta di cercare dobbiamo:
scegliere i termini di ricerca;
tracciare un percorso di ricerca (cosa guardare e quando);
decidere quanto tempo passare su ogni sito, e se scorrere, scansionare o leggere interamente.
Quando guardiamo un particolare sito, abbiamo anche bisogno di:
capire quali link interni seguire e quali ignorare.
Quando si tratta di esaminare una serie eterogenea di fonti, dobbiamo porci delle domande.
Quando le informazioni dei siti si contraddicono, come si fa a decidere quali sono le più affidabili?
Come verificare le diverse fonti?
Se una fonte (per esempio, una pagina di notizie online) cita la ricerca di qualcuno, dovete controllare voi stessi l’originale?
La vostra conoscenza preliminare dell’argomento entra in gioco? E i pregiudizi personali?
Il vostro giudizio viene influenzato da quanto è professionale l’aspetto del sito?
Dopo aver individuato i contenuti utili e valutato almeno in parte che siano affidabili, è il momento di costruire il senso, attraverso la sintesi. Dovremo:
integrare ciò che abbiamo trovato con le nostre conoscenze precedenti sull’argomento;
sintetizzare le conclusioni in un discorso coerente;
interpretare i risultati, ovvero trarre una conclusione basata su prove certe.
Quando padroneggiamo queste competenze possiamo trovare fonti di valore ovunque: più siamo abile nella ricerca e meno banali o fuorvianti saranno i risultati a cui approderemo.
Dove e come cercare
Puoi cercare con tecniche diverse a seconda del tipo di risorsa e dell’ambiente in cui cerchi. Proviamo a vedere qualche esempio.
Libri | Trovare i libri esistenti intorno a un certo argomento dovrebbe esserci familiare, se abbiamo fatto l’università, ma non è scontato. A seconda di quanto è recente o specifico ciò che cerchiamo possiamo iniziare dalle librerie online, oppure dai cataloghi delle biblioteche online**, tanto per rimanere seduti alla scrivania. Questo ci permette di fare una prima ricognizione: senza ancora entrare nello specifico dei singoli libri, dai risultati che raccogliamo ci facciamo un’idea dell’estensione dell’argomento e del modo in cui lo si affronta su questo tipo di medium.
Social media*** | Da YouTube a TikTok, la scena è ricca e insidiosa, per via del rumore, delle distorsioni e della velocità. Ciononostante in queste reti potremo trovare contenuti di valore, e – per gradi di separazione – scoprire nuove fonti.
Motori di ricerca | Qui sentiamo di avere tutti esperienza, eh? Eppure con le nostre prime ricerche finiamo tutti sugli stessi siti, che dicono quasi sempre le stesse quattro cose. Vale la pena capire meglio come usare meglio Google: tu, per esempio, come te la cavi con gli operatori di ricerca?
Scegliamo il nostro punto di ingresso per la ricerca e seguiamo le tracce del valore. Potremmo partire dall’hashtag #uxwriting su Twitter, per esempio, e iniziare dalle conversazioni segnalate come più rilevanti. Osserviamo chi partecipa: studiamo gli account e vedremo che sarà facile distinguere il grano dalla crusca. Aggiungiamo i profili interessanti a una lista. Per ciascuno, andiamo a vedere se ci sono altri ambienti in cui scrivono: newsletter, blog, LinkedIn. Osserviamo con chi parlano. Seguiamo nuove voci per una sorta di periodo di osservazione: se rimangono rilevanti nel tempo abbiamo trovato qualcosa di prezioso. Da qui saremo in grado di scavare più in profondità.
Gestire le fonti
Le fonti che abbiamo raccolto possono generare un volume di contenuti tale da farci sentire sopraffatti, nonostante abbiamo circoscritto l’argomento (ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, etc. etc.). Dopo aver individuato fonti autorevoli, come monitoriamo gli aggiornamenti? Come le classifichiamo per poterle ritrovare con facilità, quando ci servono? Come facciamo in modo che il senso emerga dalla relazione tra le fonti? Come facciamo a non perderci in una ricerca eterna, della stessa permanenza nella nostra mente delle promesse di un marinaio?
L’aspetto nerd dell’organizzazione della conoscenza personale mi stuzzica moltissimo. Se condividi con me questa bizzarra perversione, perdiamoci insieme tra tutorial per impostare gli innumerevoli strumenti digitali o analogici utili per gestire l’accumulo di conoscenze****. In genere hanno due tagli: o molto aesthetic, instagrammabili, o molto nerd, con curve di apprendimento in pendenza del 22%, come solo nei più spericolati Giri d’Italia.
Posso raccontarti cosa sta funzionando per me ora, anche se non ancora a regime come vorrei. Mi trovo bene con un database su Notion e l’estensione per Chrome Save to Notion, che mi permette di salvare un link personalizzando i metadati associati. La faccio semplice, mi basta aggiungere dei tag: oltre a quelli per gli argomenti aggiungo un tag per la destinazione d’uso (per esempio per ritrovare facilmente i link adatti a questa newsletter). Non è un sistema perfetto, perché per esempio non fa emergere facilmente relazioni di senso tra i link che salvo, ma per il momento è il classico good enough: riesco a usarlo sistematicamente e mi ha aiutata a snellire la lettura di ciò che ricevo via newsletter, permettendomi di metterlo meglio a frutto e di non scordarmene appena chiudo la mail. Intendo perfezionare il sistema usando meglio Readwise, che per ora è un ottimo alleato per gli appunti che prendo su Kindle.
Se invece vuoi un esempio di qualcuno che fa le cose magistralmente (con pendenza 22%), leggi cosa fa Jorge Arango con Obsidian. Ne parla spesso: se ti interessa iscriviti alla sua newsletter. A novembre terrà anche un workshop: Build a Personal Knowledge Garden. Nerd alert: ON.
Contestualizzazione e commento dei contenuti
Questo è il tuo sguardo. Cosa hai bisogno di fare? Che storia vuoi raccontare? Una collana editoriale, un blog, una newsletter, un canale su Instagram, su TikTok, su YouTube? Come crei un filo logico, come unisci i frammenti della storia? Come usi la tua voce per farlo?
Fatti ispirare da questa lista di esempi.
La newsletter settimanale di Internazionale: osserva come selezionano, organizzano e ricontestualizzano le notizie della settimana.
Su Tor, i vari articoli di consigli di lettura: una delle cose meno originali al mondo, ma fatta bene, con calore e passione. Così bene da poter soprassedere sul fatto che i titoli siano quasi sempre “5 libri su [argomento x]”.
Four Short Links: purtroppo conclusa nel 2020 (mi sembra), era una serie incredibilmente longeva curata da O’Reilly. Semplice, asciutta, efficace.
The Dash: la newsletter settimanale di Ux Content Design che raccoglie e commenta gli ultimi contenuti da non perdere.
Vorresti un aiuto per lavorare sulla content curation? Scrivimi, possiamo parlarne. Il 28 ottobre terrò un corso online per minimum lab che potrebbe interessarti.
Esercizi
Apri IBS, resisti all’impulso di riprogettare il sito e fai una ricerca sui libri disponibili sulla scrittura creativa. Analizza almeno cinque pagine di risultati, e prova a capire se e come puoi raggrupparli in categorie. Osserva il catalogo degli editori di cui trovi più di un titolo: ci sono altre cose utili? Scegli 20 titoli e prepara una bibliografia: dalle un titolo, un sottotitolo, e scrivi un’introduzione di 150 parole per spiegare il senso della tua selezione.
Prepara una playlist di 20 brani per
, che adora cantare in playback mentre cammina in città con la musica in cuffia. Prepara una playlist di mezz’ora per mia figlia che impazzisce per cantare tutta la colonna sonora di Frozen a squarciagola: aiutami a farle scoprire nuove canzoni (sigh). Preparane una per me, di musica strumentale, per quando ho bisogno di riposare le orecchie. (Davvero, se la prepari mandamela!)Bonus per amanti del giardinaggio: scegli le piante per una piccola aiuola (2x4mt) con esposizione a mezz’ombra, temperature rigide d’inverno (-8°) e calde in estate (+40°). Fai in modo che ci sia qualcosa di fiorito o di colorato in ogni stagione.
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email, sono contenta di discuterne insieme.
Un libro (anzi, due)
Oggi che le idee possono fare a meno delle pagine rilegate, viene fuori che le opere in forma lunga non sono mai state abbastanza lunghe. Liberate nella distesa sconfinata delle differenze umane interconnesse, le idee si diramano senza fine. Non esistono idee isolate, né ci sono mai state; esistono solo ragnatele di idee.
Ho letto La stanza intelligente, di David Weinberger, nella sua prima edizione del 2012: sono passati un bel po’ di anni e meriterebbe una rilettura.
Come cambia la conoscenza al tempo di internet? Come si articola l'intelligenza personale e collettiva in un momento di trasformazione epocale per la comunicazione dei saperi come quello che stiamo vivendo oggi grazie alle nuove tecnologie?
Massimo Donaddio, La stanza intelligente. Il primato di Internet nell'epoca della conoscenza digitale, Il Sole 24 Ore
Il nostro cervello riconosce dei modelli tanto nel suono e nelle forme della natura quanto nelle informazioni. Attraverso le storie diamo un senso al mondo per condividerlo con gli altri. […] Se le storie hanno un carattere universale, il modo di raccontarle cambia a seconda della tecnologia che si ha a disposizione.
Immersi nelle storie, di Frank Rose, è un grande classico.
Qualcosa di utile
Ho scoperto Refind parecchio tempo fa grazie a
: per me, che mi sento ancora orfana di Google Reader (👵), è stato un raggio di luce. Seleziona gli argomenti che ti interessano, la cadenza delle mail e la quantità di link che vuoi trovare all’interno e voilà, la discovery è servita. Puoi creare le tue raccolte di articoli nella Library, a proposito di curation, e addestrare l’algoritmo a conoscere meglio le tue preferenze, interagendo con i contenuti che propone. Se vuoi registrarti per provarlo, usa questo link: mi aiuti a ottenere un account premium a vita, non so se mi spiego.Refind helps you discover, save, and ultimately read more of what’s worth your attention.
Refind is not about news — it’s about relevance. About that one piece that moves you forward.
Tre link
[Video] How AI Can Save (Not Destroy) Education (Ted Talk). Fa il paio con Teaching With AI, la guida per insegnanti rilasciata da OpenAI.
The tyranny of collaborative ideation: Collaborative ideation was never meant to be, and science tells us to go solo instead.
[Podcast] Algotorial and solving the problem of excess 🎧 Meg Tarquinio, Spotify / Nettwerk. Spotify’s former Head of Curation Strategy talks about that magical mixture of editorial and algorithmic curation, the myth of taste, and why poetry is awesome.
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
Note
* Personalmente ti suggerirei Čhecov, i racconti.
** Hai mai sentito parlare di Internet Culturale? Se no, prima di seguire il link, assicurati di avere il pomeriggio libero.
*** Non rimpiangerò mai abbastanza le sorti di Twitter (ok, ok, X). Il valore degli hashtag per le conversazioni, la potenza delle liste per creare collezioni di voci autorevoli… un’ambiente perfetto per la curation.
**** Che poi, ci torniamo davvero su questi bit di conoscenza accumulati? Quando si erano diffusi i primi servizi per salvare articoli da leggere in un secondo momento (Read It Later) trovavo sempre divertente e onesta la battuta Read It Later. For A Later That Never Comes.
Io sono anni che giro attorno al tema della content curation ma è stato solo recentemente che mi sono dato un mezzo metodo: finché la persona di riferimento ero io, nemmeno le velleità di "scrivere con continuità di X" (cosa che poi non ho mai fatto) erano abbastanza per farmi fare curation come si deve.
È stato solo quando ho iniziato a apprendere e spiegare il mentoring e a fare il mentor che mi sono reso conto che quell'archivio sterminato di articoli che ho accumulato negli anni poteva essere davvero utile a qualcuno: il problema è il relativo disordine del tutto.
Sono quasi 3 anni che mi leggo le Daily Review di Readwise: sono tre anni che ogni giorno rivedo cinque sottolineature di libri e articoli che ho letto, e che taggo con cura tutto quello che mi viene riproposto.
Questa attività e le domande che le persone che mi fanno stanno facendo emergere le storie che prima mi mancavano per curare l'orticello.