Farsi capire
Sul linguaggio chiaro o, come dicono gli anglosassoni, sul plain language. E sull'accessibilità delle parole.
Egli ànno loro linguaggio, molto grave da intendere.
Il milione, Marco Polo
Una frotta di nuove persone è arrivata in questi giorni su Alternate Takes: vi saluto e vi ringrazio tutte. Ho anche un paio di segnalazioni.
Il 13 ottobre sarò a Venezia al Summit di Architecta, la Società Italiana di Architettura dell’Informazione, per parlare di quanto vale investire nelle parole nel design. La prima edizione a cui ho partecipato (nel pubblico!) è stata quella del 2014: sono entusiasta ed emozionata all’idea di essere sul palco.
Domani inizia il Festival DiParola, dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile. È online: ci si può iscrivere gratis oppure scegliere di sostenerlo, se si può.
Per offrirvi un antipasto prima del Festival, oggi parliamo di plain language.
Sulle parole: parlare chiaro
If you look at this use of plain English it's not dumbing down but actually opening up government information to all.
Che cos’è il plain language
Ciò che scriviamo può creare delle barriere per chi legge. Il plain language è un processo di scrittura che struttura le frasi in modo semplice, usa un vocabolario accessibile e applica una struttura chiara: il suo scopo è rimuovere quelle barriere.
Aspetta, lo riscrivo.
Le cose scritte possono essere difficili da leggere. Il plain language (linguaggio chiaro) è un metodo per scrivere che fa diventare la lettura più facile.
Sono riuscita a rendere l’idea?
C’è un articolo magistrale da cui ho preso spunto per questo esempio: What makes writing more readable?. Ti permette di capire in modo completo e concreto cosa significa applicare il plain language alla scrittura.
In italiano non mancano riferimenti: puoi partire dalle persone che parteciperanno al Festival DiParola. Il testo a cui sono più affezionata non è fresco di giornata, ma è la dimostrazione che le cose pensate bene funzionano a distanza di tempo. È il Quaderno del Mestiere di Scrivere di Daniele Fortis: Il plain language. Quando le istituzioni si fanno capire (2003). Uno dei motivi del mio affetto è che non è affatto scritto in plain language. Insieme alla parte di teoria puoi subito lavorare alla pratica: prova a tradurlo.
Il plain language, come suggerisce la data del testo di Fortis, non è una novità. È immediato pensare all’ambito istituzionale, per capirne il valore*: è capitato a tutti di imbatterci in testi oscuri quando si tratta di burocrazia. Uno dei perché lo avevamo intravisto parlando di linguaggio specialistico: i tecnicismi collaterali – quelli che rendono la lingua più oscura – sono più comuni nei linguaggi specialistici che hanno a che fare con la vita quotidiana. Il diritto – e a cascata l’amministrazione e la burocrazia –, la medicina e, per alcuni aspetti, l’economia. Non è un caso che ci riferiamo in modo negativo ai linguaggi specialistici legati alle scienze umane e sociali: abbiamo il legalese, il burocratese, ma raramente il matematichese o il fisichese.
Le linee guida di gov.uk per la scrittura e quelle degli Stati Uniti sono forse tra le più note. Abbiamo anche quelle italiane, forse meno cristalline, anche se lo sforzo è notevole.
Scrivi per le persone
Migliora il tuo approccio ai contenuti mettendo le persone al centro della progettazione
[…]
È quindi importante che i testi per le interfacce, i contenuti ad esse correlati, documentazione, o gli altri contenuti attivati dalle interazioni degli utenti (email, notifiche, SMS, etc...) siano progettati prediligendo un linguaggio semplice e frasi brevi.
Non riesco a non sentire la maestra delle elementari che mi rimprovera: “rileggi, prima di consegnare!”.
Con una rilettura si sarebbero potuti sistemare:
le sviste;
gli scarti di registro**: “scrivi per le persone” e “i contenuti ad esse correlati” non dovrebbero stare nello stesso testo;
i tecnicismi collaterali;
tempi, modi e forme verbali;
scelte lessicali.
Non fermarti al mio screenshot impietoso: ho citato le linee guida con tutte le migliori intenzioni, e conosco di prima mano la fatica che c’è dietro questi documenti, dato che ho lavorato per Designers Italia nel 2018. La documentazione è aperta alle proposte di modifica: diamo una mano, è di tutti, per tutti.
Il processo del plain language
Il plain language non è uno stile o un modo di scrivere, ma un modo di procedere alla scrittura. Prevede tre fasi.
Progettazione, in cui si individuano le informazioni di cui ha bisogno chi legge.
Stesura del testo, in cui si organizzano le informazioni selezionate in modo che chi legge abbia buone probabilità di comprenderle. Si usano tecniche linguistiche e grafiche che favoriscono la leggibilità.
Revisione, in cui si verifica dell’efficacia di ciò che si è scritto.
Torniamo all’esempio di apertura.
Ciò che scriviamo può creare delle barriere per chi legge. Il plain language è un processo di scrittura che struttura le frasi in modo semplice, usa un vocabolario accessibile e applica una struttura chiara: il suo scopo è rimuovere quelle barriere.
che diventa
Le cose scritte possono essere difficili da leggere. Il plain language (linguaggio chiaro) è un metodo per scrivere che fa diventare la lettura più facile.
Ho ipotizzato di aver bisogno di ridurre al minimo la complessità del testo.
Meno pronomi: possono essere ambigui (a cosa si riferiscono?) e aumentano il carico cognitivo per la comprensione della frase.
Meno informazioni: ho scelto di omettere del tutto l’elenco che chiarisce meglio gli elementi di cui si compone il processo del plain language, in base all’ipotesi di un lettore con capacità di comprensione minime. Avrei potuto conservarle e trasformarle in un elenco puntato, ipotizzando un destinatario diverso.
Niente metafore, figure retoriche o linguaggio figurato: il linguaggio “che crea una barriera” è, più semplicemente, difficile.
Ora dimmi: a te sembra più chiaro? Tu come l’avresti riscritto?
Il plain language non è solo scrittura. È ricerca, perché implica conoscere bene le persone per cui si scriverà. È verifica, perché la chiarezza non può essere stabilita a priori da chi scrive e progetta, ma va testata con le persone che dovranno interagire con quelle parole.
Linguaggio chiaro e accessibilità
Il plain language è una componente necessaria per l’accessibilità di prodotti e servizi digitali. Nella pagina di consigli sulla scrittura per soddisfare i requisiti delle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) la chiarezza è un requisito fondamentale.
Scrivi titoli univoci e informativi
Usa intestazioni che trasmettano senso e struttura
Usa testi significativi per i link
Scrivi testi alternativi significativi
Crea trascrizioni e didascalie per i contenuti multimediali
Offri istruzioni chiare***
Mantieni chiari e concisi i contenuti
Dal 2019 ha validità la direttiva dell’Unione Europea riguardo l’accessibilità di prodotti e servizi (European Accessibility Act), che mira a standardizzare le regole superando le specificità nazionali. Le leggi, i regolamenti e le disposizioni amministrative necessarie per essere conformi alla direttiva dovevano essere adottate e pubblicate dagli Stati Membri entro il 2022; entro il 2025 i requisiti dovranno essere implementati.
Tra i prodotti e servizi identificati come interessati dalla direttiva troviamo:
computer e sistemi operativi;
bancomat, biglietterie automatiche e check-in;
smartphone;
apparecchiature TV relative ai servizi di televisione digitale;
servizi di telefonia e relative apparecchiature;
accesso a servizi di media audiovisivi come trasmissioni televisive e relative apparecchiature di consumo;
servizi relativi al trasporto passeggeri aereo, autobus, ferroviario e per vie navigabili;
servizi bancari;
ebook;
commercio elettronico.
Un impatto non trascurabile non solo per il settore pubblico, ma anche per quello privato. Finalmente, mi sento di dire.
Accessibilità e scrittura hanno una relazione strettissima, perché condividono le fondamenta: contenuti chiari e ben strutturati, rilevanti, usabili. Curiosamente, condividono anche lo stesso ruolo periferico nella progettazione, fuori dal tavolo delle decisioni, presenti solo quando tutto è deciso e si può fare poco. Chissà se l’European Accessibility Act sarà una leva per migliorare la situazione.
By getting on board with these guidelines early, and building accessibility in by design, means you're not just ticking a box. You're providing a more inclusive experience for more people, reaching new markets, enhancing your brands reputation, and driving innovation.
Leggi anche
Accessibility for designer: where do I start? Una ricchissima raccolta organizzata di risorse sull’accessibilità.
Making a strong case for accessibility. Come evitare che l’accessibilità arrivi per ultima nel lavoro di design. Per esempio: gli stakeholder non la vogliono? Be’, puoi arrivare a elencargli tutte le cause vinte su questo tema contro aziende come Target, Bank of America, Domino’s Pizza…
Vorresti un aiuto per lavorare sul linguaggio chiaro? Scrivimi, possiamo parlarne.
Esercizi
Traduci in plain language il testo del Ministero della Salute che informa su come donare il sangue del cordone ombelicale.
Consulta la pagina sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per ottenere l’indennità di disoccupazione. Riorganizza e riscrivi il testo secondo i criteri del plain language.
Rifletti sui due esempi precedenti e pensa alle persone che possono avere bisogno di quelle informazioni: considera i diversi contesti in cui possono trovarsi, le emozioni che le portano su quelle pagine, ipotizza diversi livelli di conoscenze pregresse. Se ti sembra necessario ripeti l’esercizio di riscrittura.
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email, sono contenta di discuterne insieme.
Un libro
Non è facile trovare buoni testi sull’accessibilità dei libri. Per Libri accessibili, letture possibili, di Elena Corniglia, devo ringraziare Francesca Mingemi, che è sempre una preziosissima e colta fonte di letture intorno a quell’orizzonte sconfinato che chiamiamo letteratura per ragazzi.
Possiamo definire il libro accessibile come un libro che diversifica e moltiplica le strade di accesso ai propri contenuti, consentendo anche a chi ha una disabilità, un disturbo dell’apprendimento o più in generale una difficoltà a percepire, decodificare o interpretare testi e figure, di godere a pieno dell’esperienza della lettura e di condividerla con chi ha abilità ed esigenze diverse dalle sue.
L’aspetto della condivisione non è dal canto suo accessorio, perlomeno nella prospettiva qui adottata, ma è, al contrario, cruciale. Proprio da esso dipende infatti la possibilità di fare del libro un autentico strumento di inclusione, senza far sì che una soluzione editoriale adottata per venire incontro alle esigenze di qualcuno crei di fatto un ostacolo per qualcun altro.
Di certo non è un esempio di plain language; il contenuto è comunque prezioso****.
Qualcosa di utile
Se non frequenti abitualmente le biblioteche pubbliche potresti non conoscere i loro servizi digitali, che funzionano grazie a Media Library Online. La tua tessera della biblioteca ti dà accesso al catalogo digitale del tuo circuito bibliotecario. Libri, audiolibri, musica e altri contenuti a seconda degli accordi presi con gli editori dalla tua biblioteca sono a disposizione sul tuo telefono o computer. È un sistema imperfetto, senz’altro, ma ammirevole, come tutto quello che le nostre biblioteche, con enormi sforzi, riescono a fare.
Tre link
Ascoltatori artificiali: viaggio nella uncanny valley della musica ascoltata, nell’era dell’intelligenza artificiale: quando devo capire cosa succede nella musica di oggi leggo sempre cosa scrive
.Self-Anthropology: Become your own anthropologist with personal field notes, di Anne-Laure Le Cunff.
What happens to our creativity as we age?, di Elvis Hsiao.
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
Note
* Se vuoi proseguire il discorso, puoi andare verso il rapporto tra linguaggio e potere, e riflettere su tre punti: «il nesso tra potere e lingua, la forza di esclusione e le diseguaglianze che discendono da certi usi linguistici; la comprensibilità come uno dei mezzi per assicurare l’eguaglianza e garantire la partecipazione sociale e politica» in De Mauro e la lingua delle istituzioni: essere chiari per essere eguali.
** Se volessi mostrarmi al passo con i tempi qui potrei parlare in copywrightese, o in designerese, e dire che “il ToV non è allineato” (l’acronimo è di ordinanza, sta per tone of voice). Ma qui il ToV c’entra ben poco: a occhio di esperienza da editor è semplicemente un testo non riletto, non riesco a vederci una strategia di identità verbale in questo disordine di registri.
*** Parlavo di come dare istruzioni chiare in Aiutare nel momento del bisogno.
**** Peccato per il tipo di carta, lucida, pesante, e per l’assenza di edizione digitale. Mi chiedo sempre perché chi pubblica così bei libri sull’accessibilità poi, nei fatti, se ne curi poco.
So very interesting. (Scusatemi la risposta in inglese: ritorno alla lingua madre dopo decenni. Spero potermi esprimere meglio tra non troppo tempo). Takes me back to my thesis, recently reread, and its abstruse writing. It’s no excuse that it was written in the discipline’s expected style and register. Sure, the audience was a technical one, but why limit the audience to the initiated? Power relations at play. Grazie, Letizia.
Ciao Letizia grazie mille per la condivisione di questo tema. Ti condivido un pensiero: mi costa fatica l’idea di abbandonare le metafore, perché creano mondi e solleticano immaginazione. Come suggerisci di fare? Ci può essere una via di mezzo?