Una newsletter che non ce l'ha fatta
Sono stata male, sono stanca, le idee stentano a carburare. Diffido di chi va sempre a tremila, siamo persone: a volte bisogna rallentare.
Alternate Takes doveva arrivare ieri, ma complice il lungo ponte e il 1 maggio non ce l’ha fatta. Potrai pensare che ne abbia approfittato per una bella vacanza: in verità ho avuto la febbre, cosa che mi succede pochissimo, per fortuna. E che forse la dice lunga sulla stanchezza accumulata. Le belle vacanze, e anche le vacanze così così, poi, sono una spesa: di soldi si parla sempre troppo poco, mi ricorda la prossima intervista per “Scrivere di”, che arriva domenica. Sono soldi ben spesi, quelli per il benessere di una vacanza: a volte, semplicemente, non ci sono. Capita, checché ci raccontino le storie su Instagram, che in questi casi possono diventare un generatore di inadeguatezza. Non facciamoci fregare.
Intanto spalanchiamo le finestre e guardiamo alle cose in arrivo.
Il 5 maggio arriva una nuova intervista della serie “Scrivere di”, e potrebbe farti venire appetito. Nel frattempo, ecco le altre.
Il 17 maggio sarò a Roma con Luca Rosati per Accessibility Days: parleremo di chiarezza e accessibilità. Registrarsi alla conferenza è gratuito sia in presenza sia online.
Il 7 giugno sarò a Faenza per UxDays: parleremo di come includere anche i contenuti in un Design System. Per le persone iscritte ad Alternate Takes c’è uno sconto del 15% seguendo questo link. Se non funziona scrivimi, che risolviamo. Da UxDays mi mettono a disposizione due registrazioni gratuite per la conferenza online. Se per te può essere un’occasione di formazione ma in questo momento non potresti permettertela scrivimi: ti faccio avere le istruzioni per partecipare gratis, senza altre domande.
In parole non mie
Come ti dicevo, il tempo e l’entusiasmo di lavorare a un numero di Alternate Takes scritto come al solito in questi giorni non c’è stato1. Però mi fa piacere condividere con te alcune cose che ho spizzicato, nell’attesa che le batterie si ricarichino un po’.
Da leggere
Ho ripreso in mano il primo volume che raccoglie le interviste di The Paris Review: uno dei più bei regali che mi sia mai fatta è il cofanetto che raccoglie i primi quattro volumi. Ho riletto l’intervista a Hemingway e tra le varie scintille ti lascio questa:
Interviewer: But are there times when inspiration isn’t there at all?
Hemingway: Naturally. But if you stopped when you knew what would happen next, you can go on. As long as you can start, you are all right. The juice will come.
Ho letto per mia figlia A cavallo della scopa, di Bianca Pitzorno. Oltre ad aver riso insieme per le filastrocche che attivano le scope (cose da streghe, non so se siete del mestiere), ho scoperto – tardi, dato che nasce nel 2021 – la collana ad alta leggibilità per ragazzi di Oscar Mondadori. Grazie a questa, e ancora più in ritardo, ho scoperto anche il lavoro sull’alta leggibilità svolto dalla casa editrice Sinnos. Ho qualcosa da studiare.
Ho scoperto che il dibattito americano tra self publishing ed editoria tradizionale è ancora vivo. Il fatto che in USA se ne discuta ancora con argomenti in parte nuovi mi colpisce2. Ti confesso che il discorso mi intriga parecchio, quando si tratta di saggistica e non-fiction in generale, mentre mi lasciano abbastanza fredda la narrativa o peggio ancora il memoir, in questo ambito. Tu che idea hai del self publishing di non-fiction?
Se per te è un tema nuovo, parti da Jane Friedman.
Da guardare
Io, da un po’ di anni a questa parte, più che guardare riguardo. Non riesco facilmente a mettermi davanti a uno schermo e a fare attenzione per qualche ora, a meno che non sia qualcosa che proprio mi rapisce. Ammessa la mia scarsa educazione all’arte del video, ho stranamente visto qualcosa di (quasi) nuovo che mi è piaciuto.
Silo: «In un futuro devastato da esalazioni tossiche, una comunità vive in un gigantesco silo sotterraneo costituito da centinaia di piani. Lì, uomini e donne vivono in una società piena di regole con la convinzione che siano mirate a proteggerli.» Allegria! Avevo letto i libri da cui la serie è tratta, e non mi era dispiaciuta. E pensa un po’: Hugh Howey, l’autore dei romanzi da cui è tratta la serie, è uno dei primi self publisher di successo, nella prima ondata del 2011.
The Son: «Un racconto epico multigenerazionale sulla storia della nascita degli Stati Uniti come superpotenza attraverso l'ascesa e caduta di un impero petrolifero del Texas». Un riassunto asettico e fattuale che tutto sommato può funzionare per la serie, godibile ma un po’ telenovela, tratta dall’immenso romanzo di Philipp Meyer, che ti consiglio caldamente di preferire. Trovo che la serie lo tradisca in certi toni da stereotipo del Texas, e che non arrivi a raggiungerne la complessità, se non per alcune scene ben scritte.
The Morning Show: con i suoi alti molto alti e bassi molto bassi (qualcuno ha detto Lago di Como?), merita anche soltanto per una Jennifer Aniston nevrotica, insopportabile e irresistibile. E per la colonna sonora.
Da ascoltare
A te piacciono i podcast? A me molto. Paolo Colombo (Ceausescu) e Stefano Mancuso sono in modi diversi maestri di narrazione. Questioni di orecchio è la newsletter da non perdere, se ti piace ascoltare.
Vuoi lavorare con me?
Qualcosa di utile
Nei periodi di idee ingarbugliate e scarsa pace interiore, se avessi abitudini sane, uscirei a fare una passeggiata lungo il fiume, andrei a vedere un bel museo, farei cinquanta vasche in piscina. Hai la mia più totale ammirazione se riesci a non farti mai schiacciare nell’inazione. Io, ora come ora, mi crogiolo con qualche gioco stupido sul telefono e un audiolibro o una serie tv che so a memoria in sottofondo.
In questo periodo si alternano in ascolto The Big Bang Theory e Harry Potter, mentre gioco a Scavenger Hunt!, un hidden object di cui trovo irresistibili i disegnini e le animazioni. A volte abbiamo bisogno di essere indulgenti con noi stessi, e trovo che sia una strada più efficace della severità costante per tornare ad avere forza e coraggio e darsi da fare.
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
Ho scritto cose migliori di questa, per esempio
Note
Che poi, mi fa sempre riflettere questo bisogno di scusarsi, di spiegare, giustificare. Mi sembra che di certe assenze o cambiamenti a volte si accorga solo chi scrive, ma chissà. Se hai un’idea su questo, fammi sapere.
Il fatto che in Italia invece ci siano scrittrici-pubblicate-solo-da-grandi-editori che si meravigliano con toni mariantonietteschi del fatto che ci sia un mondo oltre la vanity press mi fa tristemente sorridere. Sì, alludo senza taggare, come nell’internet dei bassifondi.
Buongiorno, Letizia. Spero che ora tu stia meglio! Ehm... del self-publishing di non-fiction ne penso talmente bene che... ho percorso io stessa la strada!! 😂
Leggere questa newsletter con TBBT in sottofondo è stata un’esperienza strana, arrivato alle ultime righe 😂