La letteratura è una faccenda da esploratori
Perché preoccuparsi di lettura e letteratura è rilevante per chi scrive e organizza contenuti.
Storytelling reveals meaning without committing the error of defining it.
Hannah Arendt
Il 5 giugno ero alla SISSA di Trieste per il Master in comunicazione della scienza “Franco Prattico”, in cui – ormai da quasi dieci anni – tengo un intervento sull’editoria digitale, ospite del corso di Luigi Civalleri. Dal 2014 a oggi abbiamo sperimentato non si sa più quanti tagli, metodi e trovate per mantenere la lezione interessante, combinando le coordinate di base con spunti per provare a guardare oltre.
Quest’anno parte della lezione riguardava la sintesi delle ricerche scientifiche sulla lettura fatta da Naomi S. Baron in Come leggere. Carta, schermo o audio?*, in cui l’autrice si concentra sulla necessità di capire in che modo il mezzo di lettura influenza l’apprendimento e quali strategie servono per usare in maniera efficace tutti i formati. Non a caso la prefazione è di Maryanne Wolf, una delle più note neuroscienziate cognitiviste, studiosa della lettura e in particolare della dislessia.
“Come leggiamo?” è una domanda fondamentale, se ci occupiamo di scrittura e di organizzazione dei contenuti. Oggi non voglio parlarti di come leggiamo dal punto di vista della ricerca scientifica, però. Vorrei parlartene da un punto di vista più morbido: quello del bravo maestro.
Sulle parole: siamo quello che leggiamo
La biografia di ogni personalità letteraria dovrebbe dare ampio spazio a cosa e quando ha letto perché, in un certo senso, siamo quello che leggiamo.
Joseph Epstein, The Noblest Distraction, (1981)
Siamo quello che leggiamo è anche il titolo di una raccolta di saggi e riflessioni di Aidan Chambers** che mostra come i libri e la lettura agiscono sui giovani lettori, il modo in cui l’incontro tra ragazzi e libri si può progettare.
«Perché preoccuparsi?» si chiede Chambers, perché preoccuparsi della lettura e della letteratura per ragazzi? Credo che nessuno, tra voi che leggete, la consideri una preoccupazione inutile. Ma sappiamo rispondere alla domanda “perché?” in modo chiaro, convincente? Per farlo abbiamo bisogno di capire prima di tutto perché la letteratura è importante per noi stessi. Chambers arriva a concludere che la lettura è esplorazione e ricerca di significato. Non è l’unica disciplina a occuparsene – condivide queste caratteristiche con le arti, per esempio –, ma la peculiarità è la sua relazione unica con la forma e il linguaggio.
Attenzione, un ragno!
Le parole sono simboli che non hanno potere di per sé, ma in relazione all’oggetto a cui rinviano e alle esperienze che sono alla base della loro comprensione. I bambini devono arrivare a questa consapevolezza attraverso un processo complesso che tende a fondere nella nostra mente la parola (cioè il significante) con l’oggetto a cui rinvia (il significato). Una volta acquisita questa capacità, il semplice ascolto della parola farà scattare in noi la stessa reazione che proviamo di fronte all’oggetto a cui essa rimanda. Provate ad esempio a pensare alla reazione che suscita l’avvertimento “Attenzione, un ragno!” in una persona che non ama affatto gli aracnidi.
Le parole sono potenti, plasmano e motivano il nostro comportamento. In questo senso possiamo dire che il linguaggio è magico.
Il linguaggio è ciò che ci permette di dar forma ai pensieri: attraverso le parole raggiungiamo la consapevolezza di ciò che pensiamo, proviamo e sappiamo. Più il linguaggio è sviluppato e complesso, più è potente. Durante la crescita è importante che riusciamo ad acquisire una solida padronanza linguistica, attraverso molteplici esperienze. I bambini compiono questo percorso attraverso il linguaggio parlato: tanto più varia è la gamma di esperienze e registri a cui sono esposti tanto più abili diventeranno in campo linguistico.
La letteratura è costruita sul substrato fertile della lingua parlata. Ciò che ci aspettiamo dalla letteratura, e il nostro rapporto con essa, dipende interamente da ciò che ci aspettiamo dalla parola. Se la nostra conoscenza della lingua orale, come accade a molti bambini, si riduce semplicemente ad un suo uso funzionale […] allora la lingua letteraria, se mai la si incontrasse, ci suonerebbe strana e incomprensibile come una lingua straniera.
In altre parole, se nel parlare con i bambini ci limitiamo a istruzioni e ordini, stiamo costruendo per loro dei gradini di difficoltà sulla strada della padronanza del linguaggio.
La capacità di scegliere
Molte persone ritengono che la lettura sia un semplice surrogato dell’azione, un passatempo che colora i margini oziosi di una vita seria e impegnata, una esperienza in ultima analisi del tutto secondaria.
Questo atteggiamento è frutto di preconcetti e di inconsapevolezza rispetto ai fattori fisiologici e psicologici alle basi del processo di lettura. Condiziona l’approccio negativo di bambini e ragazzi nei confronti della lettura, spiega Chambers.
Le emozioni suscitate dalla lettura sono uno degli elementi fondamentali per ri-creare un’esperienza. Le infinite esperienze che bambini e adulti vorrebbero vivere in prima persona senza poterlo fare possono essere avvicinate lasciandosi travolgere dall’emozione suscitata dalla pagina scritta: provate a ricordare l’emozione di calarvi senza danno nei panni di una bambina di nove anni che vive da sola in una grande casa, con un cavallo e una scimmietta, e sceglie ogni giorno le sue avventure, senza dover andare a scuola***.
Il ruolo delle emozioni che la letteratura suscita è riconosciuto come centrale anche dalle ricerche scientifiche anche se, in genere, sono focalizzate sulla comprensione, sulla ricerca di informazioni e sulla risoluzione dei problemi: la lettura contemplativa o per puro piacere tende a passare in secondo piano. Le emozioni sono fondamentali per il processo sensoriale evocativamente più tangibile: la nostra capacità di formare immagini quando leggiamo. Continuiamo a seguire il ragionamento di Chambers.
Ciascuno di noi ha ben presente che abbiamo un’ampia possibilità di scelta di fronte agli eventi reali, determinata dai nostri impulsi profondi, dalle pulsioni inconsce e da tutti i riflessi condizionati che guidano le nostre azioni. La nostra capacità di compiere scelte dipende in larga misura dalla forza, dalla qualità e dall’ampiezza della nostra immaginazione. In altre parole, per comprendere il senso delle situazioni reali e decidere le scelte più appropriate, dobbiamo essere in grado di valutarne tutti i possibili effetti. La nostra mente si pre-figura costantemente innumerevoli eventi fittizi per poter esplorare le varie soluzioni ai problemi reali e le loro conseguenze.
[…]
La letteratura è parte di questo fondamentale comportamento umano: ci coinvolge in pre-rappresentazioni e in ri-rappresentazioni. Le situazioni vengono create (o riadattate a partire dalla vita reale) dall’autore, e i lettori attraverso l’immaginazione sono coinvolti attivamente nella rappresentazione della vita all’interno della storia.
La letteratura influenza le motivazioni che guidano le nostre scelte perché ci aiuta a far chiarezza dentro di noi, ad acquisire consapevolezza: è una forma di azione «tanto che potremmo affermare che siamo quello che leggiamo». L’immaginazione, nutrita dall’esperienza letteraria, è la facoltà che ci consente di gestire e controllare l’incredibile quantità di informazioni a cui siamo esposti: organizziamo la comprensione del reale attraverso modelli di significato costruiti attraverso le storie.
Esercizi
Ripensa alle circostanze in cui hai capito meglio qualcosa su te stesso o te stessa grazie a un libro. Rifletti sul modo in cui leggevi, e su come la consapevolezza si è formata nella tua mente. E consigliami il libro!
Perché è importante la letteratura, per te? Fai una lista delle tue ragioni. Ho preparato un template per condividerla su Instagram, ma se la mia incapacità grafica ti atterrisce puoi farla come preferisci tu. Se ti ricordi di taggare @alternate_takes_ la condivido con piacere.
Hai provato a svolgere uno degli esercizi e vuoi parlarmene? Rispondi a questa email, sono contenta di discuterne insieme.
Un libro
La vecchia prefazione di Drilla, di Andrew Clements, è diversa da quella nell’edizione tascabile ora in commercio, tutta incentrata sulla vicenda della parola “petaloso”. Nella vecchia prefazione (1997), Antonio Faeti parlava del potere delle parole.
Il libro fa la storia di una parola, la fa nascere, crescere, diventare importante. Ci spiega, così, uno dei grandi segreti dell’umanità e ci mette in guardia nei confronti di chi nutre poco rispetto per questa meravigliosa ricchezza dell’umanità, le parole, appunto. […] C’è questa determinante divisione tra quanti conoscono e adoperano poche parole e quanti sorprendono per la ricchezza e la varietà della loro conversazione. […] Una brutta abitudine dei nostri tempi è quella che induce ad accontentarsi di poche parole, sempre le stesse, fra l’altro usate in varie occasioni. Chi conosce poche parole è davvero povero, anzi è a un livello di povertà molto penoso, perché la mancanza di parole rende scarse le idee, impedisce di comunicare, non consente di farsi capire, a volte può produrre isolamento, altre volte crea equivoci, fa nascere litigi, risse, incomprensioni. […] Non si può avere molta fantasia quando si hanno poche parole nel proprio repertorio.
Antonio Faeti, Drilla, prefazione del 1997.
Nick, so che ti piace pensare. Per favore, pensa a questo: quando ho cominciato a insegnare, nessuno era ancora andato sulla Luna, non c’erano razzi, niente CNN, niente satelliti metereologici. Non c’erano videoregistratori, niente CD, niente computer.
Il mondo è cambiato in un miliardo di modi. Per questo ho sempre cercato di insegnare ai bambini qualcosa che fosse utile comunque.
Tante cose sono diventate vecchie e fuori moda. Ma dopo tutti questi anni, le parole sono ancora importanti. Le parole sono ancora necessarie a tutti. Le parole servono per pensare, per scrivere, per sognare, per sperare e per pregare. Ed è per questo che amo il dizionario. Dura nel tempo. Funziona. E come ora sai, cambia e cresce, anche.
Qualcosa di utile
Su YouTube si possono guardare i video in loop. L’ho scoperto ora perché, mentre scrivo, mia figlia è accanto a me che guarda senza tregua la cavatina di Figaro (giuro che non gliel’ho imposta, si sganascia dalle risate). Quattro anni, che splendida età per le ossessioni. L’ho scoperto solo ora – non sono cintura nera di YouTube – pigiando qualcosa a caso per rimetterle il video “dall’inizio!”. Se anche voi avete in casa degli umani bassi o se le ossessioni non vi spaventano, adesso lo sapete.
Tre link
Scrittori si diventa propone il metodo del Writing Workshop per insegnare la scrittura. Condivide con Chambers la consapevolezza che non bastano l’entusiasmo e la buona volontà per insegnare con efficacia: occorre una profonda riflessione sulla funzione e sul valore di ciò che si insegna.
These Shadows of Imagination: una storia ci seduce nascondendo il messaggio e ci spinge a continuare a leggere per scoprire cosa succede dopo, a cercare altre storie o persino ad ascoltare la stessa storia di nuovo. Un articolo riguardo la famosa citazione di Hannah Arendt che ho usato per aprire la newsletter.
[Video] La storia in un romanzo. Umberto Eco a Pordenonelegge (2014). Dice Eco: «Dumas commentava nelle sue memorie: “È privilegio dei romanzieri creare dei personaggi che uccidono quelli degli storici. Gli storici evocano solo semplici fantasmi, mentre i romanzieri creano persone in carne e ossa.” Una volta un collega mi aveva esortato a organizzare un simposio o un seminario su questo tema: perché, visto che sappiamo che Anna Karenina è un personaggio fittizio, che non è mai esistito, noi piangiamo sulla sua tragedia o in ogni caso ci sentiamo emotivamente coinvolti nella sua sventura?»
In ascolto
Se usi Spotify puoi salvare la playlist.
In poche parole
Le parole e il linguaggio rimangono rilevanti nonostante i cambiamenti della tecnologia.
La padronanza linguistica si raggiunge esponendosi alla maggior varietà possibile di contesti, registri e forme.
La letteratura è in grado di coinvolgere i lettori in pre-rappresentazioni e ri-rappresentazioni delle esperienze, di suscitare emozioni, di sviluppare l’immaginazione.
La capacità di immaginare è fondamentale per sviluppare l’abilità di scegliere con consapevolezza.
Note
*Il titolo originale, come tristemente accade, è molto meno scemo: How We Read Now. Strategic Choices for Print, Screen and Audio.
**Potresti non sapere chi sia Aidan Chambers, se non frequenti la (cosiddetta) letteratura per ragazzi. Ti invito a scoprirlo: comincia dal suo profilo sul sito del festival Mare di Libri di Rimini. Sul mio scaffale ideale lo colloco molto vicino al Peter Cameron di Un giorno questo dolore ti sarà utile.
***Hai indovinato di chi parlo? Questa è la soluzione.
Per oggi è tutto! Torno da te il 27 giugno.
Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo.
Albus Silente